lunedì 8 ottobre 2012

436 - “È LECITO RIPUDIARE LA PROPRIA MOGLIE?”(prima parte)

Una settimana di riflessione sul Matrimonio

Secondo giorno

Dal Vangelo di Marco ( 10,2-16) “In quel tempo, 2alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. 8Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: 11«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Gesù sta camminando verso Gerusalemme e rivelando ai discepoli la natura del suo messianismo sofferente. In questo contesto viene a situarsi anche l’insegnamento sull’indissolubilità del matrimonio.

La domanda che i farisei rivolgono a Gesù riguarda la liceità o meno del ripudio della moglie: «È lecito a un marito ripudiare la propria moglie» (v. 2). Mosè, infatti, aveva permesso il divorzio se l’uomo avesse trovato nella donna «qualcosa di sconveniente» (Dt 24,1). Al tempo di Gesù si discuteva animatamente su questo «qualcosa di sconveniente»: c’era chi diceva che poteva essere sufficiente qualsiasi cosa, anche un pranzo mal preparato (rabbî Hillel), e chi sosteneva che ci voleva un motivo più serio, per esempio una grave infedeltà morale (rabbî Shammai). Gesù non si lascia coinvolgere nella discussione schierandosi per una scuola o per l’altra, sposta invece completamente i termini della discussione. Egli contrappone un’altra domanda: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?» (v. 3). In questo modo rimanda i suoi avversari alla Legge e li obbliga ad ammettere che la legge mosaica non aveva affatto inteso legalizzare il divorzio (v. 4: «Mosè ha permesso...»). Gesù conosceva la Legge di Mosè, come la conoscevano i suoi interlocutori, e certamente la Legge di Mosè era l’appiglio decisivo a cui si sarebbero richiamati i suoi avversari in caso di una risposta negativa circa la liceità del ripudio. Era necessario che i farisei capissero subito che Gesù non era contro Mosè, per poi comprendere come il Maestro volesse condurli oltre Mosè. Gesù afferma che la facoltà di ripudiare la moglie era stata concessa agli israeliti per la loro «durezza di cuore» (v. 5). Dunque, non rispondeva al piano originario di Dio, non era un comando di Dio, ma una facoltà concessa agli israeliti per la loro incapacità di comprendere fino in fondo il suo disegno e di accettarne le conseguenze. A questo punto, Gesù approfitta dell’opportunità che gli è offerta per riaffermare in modo chiaro il progetto di Dio sul matrimonio rifacendosi a un testo più fondamentale, quello della creazione.

Tutto il racconto della creazione parla di uguaglianza tra uomo e donna – in fondo la «concessione» di Mosè era anche una concessione al predominio maschile, dato che alla donna non era permesso prendere alcuna iniziativa –, e mostra che al centro del progetto di Dio sta l’unità dell’uomo e della donna in un’unica carne: «Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (v. 9). In rapporto alla volontà originaria di Dio, il permesso di Mosè perde ogni carattere di validità definitiva; mentre ciò che Dio stesso ha stabilito nell’atto della creazione, fondendo in unità l’uomo e la donna, ha una forza così grande che nessun uomo può abolire.

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