mercoledì 5 gennaio 2011

127 - EPIFANIA DEL SIGNORE - 06 GENNAIO 2011 – Il viaggio della vita

LA PAROLA LETTA IN FAMIGLIA
(Isaia 60,1-6 Efesini 3,2-3.5-6 Matteo 2,1-12)

Il lungo viaggio dei Magi testimonia che la pigrizia spirituale è nemica della fede e impedisce di giungere da oriente a Gerusalemme. Non è umanamente e intellettualmente onesto rimandare sempre al domani la ricerca delle “cose ultime” e censurare abitualmente la domanda di senso, che sorge spontanea nel cuore umano. Il sapere umano offre tante conoscenze ed opportunità di vivere, ma non aiuta a sapere per quale motivo conviene vivere. La luce della Rivelazione illumina il mistero dell’esistenza quotidiana. La ragione senza la fede è impotente, la fede senza la ragione è cieca. Chi cerca ragioni per vivere, nel profondo della sua attesa cerca Dio.
I Magi, abituati a scrutare il futuro e ad essere inquieti finché non hanno trovato la risposta alla ricerca della loro vita, vedono la stella, hanno l’evidenza del segno, cioè la promessa di una risposta. Allora, ragionevolmente, le vanno dietro, rischiano. Il cammino verso l’incontro con il Signore non incomincia neppure se la nostra ragione si autolimita a rispondere solamente alle cose penultime della vita; se ritiene che la natura, la realtà nella sua interezza non rimanda ad altro. Occorre vigilanza perché la cultura attuale pare considerare la ragione incapace di cercare nella realtà i segni di una Presenza che vada “oltre” la realtà stessa.
I Magi sono pellegrini, hanno una mèta e puntano ad essa; per raggiungerla, sfidano ogni avversità e prova. La mèta li attira e provoca la loro libertà. Il pellegrinaggio diventa figura dell’avventura della vita, non destinata al rischio di un vagabondare senza mèta, anche stando in casa (Internet, cellulari, tanti canali televisivi, consumo fine a se stesso, discussioni fatue sui problemi del mondo). La vita è un viaggio attraverso la realtà, alla ricerca della felicità.
I Magi tendono al compimento di un desiderio avvertito nel profondo; non confondono la stella con la mèta, il segno con il Tutto, la promessa con il fine. Tanto meno pensano di dover liberare l’uomo da Dio per restituirgli il diritto alla felicità. Questo richiede discernimento e conversione: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo” (Romani 12,2). La stella che precede è il dono di volti e rapporti, di incontri e circostanze che hanno preparato il nostro cercare una Presenza viva, Cristo, che indica il cammino e si fa trovare. I beni di questo mondo hanno la capacità di affascinare l’uomo mobilitando tutta la sua persona, ma altrettanto facilmente si dissolvono, lasciando la percezione del vuoto inappagabile. Solo Gesù, il Figlio di Dio fatto Bambino, impedisce di trasformare la realtà in idolo, in fallimento che genera noia. Se tutto è vissuto in Cristo, nulla è più indifferente o nemico. “Se Cristo è il mio bene, tutti i beni durano e si moltiplicano”.
Arrivati a Gerusalemme, i Magi rischiano di persona, comunicando il motivo per cui si sono mossi, non vergognandosi di rivelare il loro sogno di felicità e di futuro, la loro sete di speranza. Se venissero oggi, troverebbero una città “moderna”, fiera dei suoi progressi nella scienza, dell’economia e del benessere; con uno spazio anche per la religione (anzi per più religioni), purché non disturbi troppo il sistema di potere istituito. Data l’ignoranza religiosa e l’indifferenza, sapremmo rispondere alla loro domanda: “Dov’è il re dei Giudei che è nato?”. Inoltre, testimoniare la fede non è dare risposte già pronte, ma contagiare l’inquietudine della ricerca e la pace dell’incontro, portando le domande a un Altro e insieme con lui. Ognuno deve sempre scegliere tra due logiche di vita: Betlemme o Gerusalemme, il Bambino o Erode, i Magi o i burocrati, il progetto di Dio o i calcoli dell’uomo.

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