martedì 4 gennaio 2011

125 - VIVERE IL NATALE - 04 gennaio 2011

Dall’indifferenza alla testimonianza
Il prologo di Giovanni non porta all’intellettualismo, ma al sapere e al sapore del vivere. Il cattolico rischia di buttarsi sui problemi, sganciandosi da quell’ideale che gli permette di elaborare un giudizio cristiano.
L’appartenenza precede la competenza. L’unico sapere è quello della vita e il cuore della vita cristiana è l’esperienza di fede, la comunione con Cristo e i fratelli. Va sempre cercata la sintesi fra il messaggio di Cristo e il “qui ed ora”, o forse sarebbe meglio dire il “chi ed ora”. Essere cristiani significa essere stati trasformati e rigenerati nella propria umanità da Cristo, mediante la fede. Vivere la fede in modo autentico porta a concretizzare il messaggio cristiano nella propria vita e nella vita di chi ci è vicino. L’accoglienza di Cristo genera una persona “nuova”, un testimone, il quale comunica gratuitamente la sua vita, cambiata per grazia, a quanti sono vicini e soprattutto a chi accetta di condividerne il cammino.
La testimonianza cristiana è un giudizio sul senso della nostra vita, che permette a chi ascolta di interrogarsi sul valore della propria esistenza. Solo la testimonianza di fede commuove la libertà dell’altro, e lo invita efficacemente alla decisione. Se Cristo è venuto per rendere testimonianza alla Verità, all’uomo tocca dare testimonianza a Lui e di Lui. Quando il baricentro della vita non è su Gesù, si cade nella noia; quando invece si è abbagliati dal suo volto, si sperimenta la gioia, sempre contagiosa. L’”incontro” con l’altro non potrà mai evitare il “contro”, l’urto di un’originalità irrinunciabile ad ogni tentativo di addomesticare la novità che viene da Dio. Oggi molti affermano di cercare l’armonia, di voler andare d’accordo e di essere positivi, ma intanto propugnano esperienze contrarie alla fede e alla dignità umana. Si pensi, ad esempio, all’esoterismo, che parte dalla cultura della dolcezza e del non-scontro. Il demonio dice sempre una parte di verità, per trarre più facilmente in inganno. Ma sbagliare, nella vita spirituale, è catastrofico e porta alla morte. Il senso di discernimento è molto basso e le sette prolificano, indebolendo la capacità di pensiero della persona e staccandola dal suo contesto vitale.
Resistendo alla tentazione dell’egemonia, i cristiani sono chiamati a fare della loro differenza la via di una proposta umile e tenace, rivelativa del dono di Dio e di un’esperienza pienamente umana. Nel travaglio del cambiamento in atto non servono piccoli aggiustamenti, ma la ripresa dei valori fondamentali, il ritorno alle radici cristiane della ragione ampliata alla crisi odierna. La fede cristiana è una proposta coerente con le grandi domande dell’umanità, capace di contrastare le tentazioni dell’assurdità e atta a fornire un fondamento alle relazioni umane. L’assenza di domande è più pericolosa delle risposte sbagliate. Oggi ci si adagia facilmente nell’indifferenza, senza interrogarsi sul senso della vita. O ci si interroga, ma non si crede di poterlo trovare da qualche parte. Il cuore umano è un grande punto interrogativo che può essere cancellato con le varie droghe naturali, sintetiche o psichiche, con l’attivismo frenetico, la carriera, il denaro, il divertimento…

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