sabato 6 novembre 2010

84 - XXXII DOMENICA – DIO NON E’ DIO DEI MORTI MA DEI VIVI - 7 NOVEMBRE 2010 -

LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA
( 2 Maccabei 7,1-2.9-14 2 Tesselonicesi 2,16 – 3,5 Luca 20,27-38 )

Ancora una volta, in questa settimana siamo invitati a riflettere sulla Vita eterna, sull’immortalità dell’anima, sul “cosa c’è dopo la morte”. Gesù risponde chiaramente: “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per Lui”. Dio è vita e chi crede in Lui vive con Lui e per Lui, restando così strappato alla morte. Contro le paure della morte Gesù oppone la speranza pasquale legato al Dio della Vita.
L’uomo può arrivare, facendo uso della sua intelligenza, all’immortalità dell’anima… ce lo hanno dimostrato Socrate, Platone, Aristotele già nell’antichità. E’ importante questa affermazione perché ci dice che certe verità sono scritte nel profondo della vita umana, sono nel DNA dell’uomo, sono congenite con la persona. La Rivelazione viene a donare a tutti con la forza dell’Ispirazione queste stesse verità: l’uomo è immortale, c’è una vera ed unica continuità tra questa vita e quella del Cielo, la persona con le sue caratteristiche umane e personali vive per sempre.
Già l’Antico Testamento afferma con chiarezza (vedi la celebrazione descritta nella prima lettura, dell’eroismo dei fratelli martiri durante la rivoluzione dei Maccabei) che il legame d’amore, instauratosi tra il giusto e Dio già durante l’esistenza terrena, non può non giungere che a fioritura perfetta. La comunione di grazia dell’esistenza presente si trasforma in comunione definitiva.
Gesù conferma molte volte queste verità. Oltre il Vangelo di oggi ricordiamo quanto leggiamo in Giovanni (14,2-3): “Io vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con Me, perché siate anche voi dove sono Io”.

Il sacramento del matrimonio in Cielo.
Sappiamo che i sacramenti servono per questa vita terrena… in Cielo vivremo della visione beatifica di Dio e tutto sarà visto e vissuto come lo vede e lo vive Dio. L’affermazione di Gesù che in Cielo i giusti “non prendono moglie ne marito” stabilisce il principio, che già dovremmo vivere su questa terra, che il vero amore lo si vive solo attraverso l’amore di Dio. Il primo comandamento “Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze” sta a fondamento di ogni vita cristiana. E’ qui che gli sposi possono attingere il dono di rendere il loro amore “fedele e inesauribile”. Se io amo mia moglie o mio marito attraverso Dio il mio amore non smette di farsi dono perché è costantemente alimentato dalla fonte inesauribile dell’amore che è Dio. Mentre tutto questo sulla terra lo dobbiamo scegliere quotidianamente… in Cielo è la vita stessa dei beati.
Tutto ciò non dice però che io non riconoscerò il legame avuto su questa terra con la mia famiglia… riconoscerò che quella persona è mia moglie, è mio marito, è mia figlia, è mio figlio, è mia madre, è mio padre, è un mio amico…
Facciamo un esempio: la moglie è in Paradiso ed il marito all’Inferno. (L’Inferno deve esistere perché Dio rispetta la libertà dell’uomo anche nelle scelte più drammatiche come voler vivere eternamente senza Lui). La moglie vedendo l’amore che Dio ha per suo marito, un amore indescrivibile al punto da accettare la sua scelta di essere staccato da Lui, vive benissimo nella beatitudine proprio perché sente che suo marito è amato e rispettato da Dio nella verità delle sue scelte della sua vita… E’ certo che noi ci auguriamo di trovarci tutti in Paradiso!

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