mercoledì 24 novembre 2010

96 - Una settimana per SENTIRSI AMATI

Settimo giorno: Per diventare l’Amato … essere Dato
Il quarto aspetto della vita dell’Amato è essere dato. Per me, personalmente, questo significa che solo come persone che sono date possiamo, comprendere appieno il nostro essere scelti, benedetti e spezzati. Nel “dare” diventa chiaro che siamo scelti, benedetti e spezzati non semplicemente per noi stessi, ma perché tutto ciò che noi viviamo trovi il suo significato finale nel suo essere vissuto per gli altri.
Tutti conosciamo per esperienza la gioia che deriva dall’essere capaci di fare qualcosa per un’altra persona: “Tu hai fatto molto per me, e io ti sarò grato per sempre per quello che mi hai dato”. Parte della mia gratitudine è, tuttavia, il risultato di vederti così felice nel darmi tanto.
Che stupendo mistero è questo! La nostra più grande realizzazione sta nel dare noi stessi agli altri. Sebbene spesso sembri che la gente dia solo per ricevere, credo che, al di la’ di qualsiasi nostro desiderio di essere apprezzati, premiati e riconosciuti, ci sia il puro e semplice desiderio di dare. La nostra umanità arriva alla sua espressione piu’ alta nell’atto di dare. Diventiamo gente stupenda quando diamo … qualsiasi sia la cosa data: un sorriso, una stretta di mano, un bacio, un abbraccio, una parola d’amore, un regalo, una parte della nostra vita… tutta la nostra vita!
E’ triste vedere che, nel nostro mondo altamente competitivo e avido, abbiamo perso il contatto con la gioia del dare. Spesso viviamo come se la nostra felicità dipendesse dall’avere. Ma non conosco nessuno che è veramente felice per ciò che ha. La vera gioia, la felicità, l’intima pace provengono dal dare noi stessi agli altri. Una vita felice è una vita per gli altri. Questa verità, però, di solito viene scoperta quando ci confrontiamo in profondità con il nostro “essere spezzati”.
Pranzare insieme non è forse la più bella espressione del nostro desiderio di essere dati l’uno all’altro, condividendo la realtà del nostro “essere spezzati”? La tavola, il cibo, le bevande, le parole, i racconti: non è forse il modo piu’ intimo con cui esprimiamo non solo il desiderio di dare le nostre vite l’un l’altro, ma anche di farlo realmente? Mi piace molto l’espressione “spezzare il pane insieme” perché lo spezzare e il donare sono allora chiaramente una identica cosa. Quando mangiamo insieme, siamo tutti vulnerabili. Intorno al tavolo non possiamo indossare armi di nessun tipo. Mangiare dallo stesso pane e bere dalla stessa coppa ci chiama a vivere nell’unione e nella pace. Questo diventa molto evidente quando c’è un conflitto. Allora, mangiare e bere insieme può diventare un fatto veramente minaccioso, allora il momento del pasto può diventare il più terribile della giornata. Conosciamo tutti quei penosi momenti di silenzio durante il pranzo. Momenti che contrastano desolatamente con l’intimità del mangiare e del bere insieme e in cui la distanza tra i commensali può essere insopportabile. D’altro canto, i pasti veramente gioiosi e sereni insieme agli altri, fanno parte dei più grandi momenti belli della vita.
Come Amati, la nostra più grande realizzazione sta nel divenire pane per il mondo. Questa è la più intima espressione del nostro più profondo desiderio di dare noi stessi agli altri. Come può attuarsi tutto questo?
Innanzi tutto, la vita in sé è il più grande dono da offrire – cosa che noi costantemente dimentichiamo. Quando pensiamo al nostro darci agli altri, quello che ci viene subito alla mente, sono i nostri talenti unici: quelle capacità di fare cose speciali! E’ utile fare una distinzione tra talenti e doni. I nostri doni sono più importanti dei nostri talenti. Possiamo avere solo pochi talenti, ma abbiamo molti doni. I nostri doni sono i molti modi coi quali esprimiamo la nostra umanità. Sono parte di ciò che siamo: amicizia, bontà, pazienza, gioia, pace, perdono, gentilezza, amore, speranza, fiducia… Questi sono i veri doni da offrire agli altri.
In secondo luogo, siamo chiamati a dare noi stessi non solo nella vita, ma anche nella morte. Come gli Amati figli di Dio, siamo chiamati a fare della nostra morte il più grande dono. Poiché è vero che siamo spezzati, così come è vero che siamo dati, allora l’atto culminante del nostro “essere spezzati”, cioè la morte, deve diventare lo strumento del nostro ultimo dono di noi stessi. Per gli Amati figli e figlie di Dio, la morte è il passaggio nella totale esperienza di essere gli Amati. Per coloro che sanno di essere scelti, benedetti, spezzati e dati, la morte è il modo per diventare puro dono.
La fecondità della nostra piccola vita, una volta riconosciuta e vissuta come la vita di colui che è l’Amato, va oltre qualunque cosa si possa immaginare. Uno dei più grandi atti di fede è credere che i pochi anni che viviamo su questa terra sono come un piccolo seme piantato in un suolo molto fertile. Perché questo seme porti frutto, deve morire. Noi spesso vediamo o sentiamo solo l’aspetto finale della morte, ma il raccolto sarà abbondante anche se noi non se siamo i mietitori.
Quanto sarebbe diversa la nostra vita se fossimo veramente capaci di credere che essa si moltiplica donandola! Quanto diversa sarebbe la nostra vita se noi potessimo soltanto credere che ogni piccolo atto di fedeltà, ogni gesto d’amore, ogni parola di perdono, ogni piccolo scampolo di gioia e di pace … si moltiplicheranno per quante persone li ricevono e che, anche allora, ce ne sarà in abbondanza!
(Le riflessioni sono tolte dal libro SENTIRSI AMATI di Henri J.M. Nouwen – Editrice Queriniana)

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