LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA
(Malachia 3, 19-20 2Tesselonicesi 3,7-12 Luca 21, 5-19 )
“Al termine del secondo millennio, così scriveva Giovanni Paolo II nella Bolla d’indizione dell’Anno Santo del 2000, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa dei martiri… Le persecuzioni nei riguardi dei credenti – sacerdoti, religiosi, laici – hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo… Se ci vantiamo di questa eredità non è per spirito di parte e tanto meno per desiderio di rivalsa nei confronti dei persecutori, ma perché si è resa manifesta la straordinaria potenza di Dio”.
Nel maggio del 1977 nella celebrazione del funerale di un suo prete assassinato degli squadroni della morte Mons. Oscar Arnulfo Romero (Arcivescovo di San Salvador che verrà ucciso con un colpo di fucile il 24 marzo 1980 verso le ore 18 mentre stava celebrando la Messa nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza) spiegò ai presenti cos’è il martirio cristiano: “Non tutti, dice il Concilio Vaticano II, avranno l’onore di dare il loro sangue fisico, di essere uccisi per la fede, però Dio chiede a tutti coloro che credono in Lui lo spirito del martirio, cioè tutti dobbiamo essere disposti a morire per la nostra fede, anche se il Signore non ci concede questo onore; noi, sì siamo disponibili in modo che quando arriva la nostra ora di render conto, possiamo dire “Signore, io ero disposto a dare la mia vita per Te. E l’ho data”. Perché dare la vita non significa solo essere uccisi, dare la vita, avere spirito di martirio, è dare nel dovere, nel silenzio, nella preghiera, nel compimento onesto del dovere; in quel silenzio della vita quotidiana; dare la vita a poco a poco. Come la dà la madre, che senza timore, con la semplicità del martirio materno, dà alla luce, allatta, fa crescere e accudisce con affetto suo figlio. E’ dare la vita con amore per tutti…”
Nella sua ultima lettera don Andrea Santoro, un prete romano ucciso in Turchia, così scriveva: “Il vantaggio di noi cristiani nel credere in un Dio inerme, in un Cristo che invita ad amare i nemici, a servire per essere ‘signori’ della casa, a farsi ultimo per risultare primo, in un Vangelo che proibisce l’odio, l’ira, il giudizio, il dominio, in un Dio che si fa agnello e si lascia colpire per uccidere in Sè l’orgoglio e l’odio, in un Dio che attira con l’amore e non domina con il potere, è un vantaggio da non perdere. E’ un ‘vantaggio’ che può sembrare ‘svantaggioso’ e perdente e lo è, agli occhi del mondo, ma è vittorioso agli occhi di Dio e capace di conquistare il cuore del mondo. Diceva san Giovanni Crisostomo: “Cristo pasce agnelli, non lupi”. Se ci faremo agnelli vinceremo, se diventeremo lupi perderemo. Non è facile, come non è facile la Croce di Cristo, sempre tentata dal fascino della spada… Ci sarà chi voglia essere presente in questo mondo mediorientale semplicemente come ‘cristiano’, ‘sale’ nella minestra, ‘lievito’ nella pasta, ‘luce’ nella stanza, ‘finestra’ tra muri innalzati, ‘ponte’ tra rive opposte, ‘offerta’ di riconciliazione?”.
L’amore martiriale, ossia gratuito e senza limiti, è la forza che piega un mondo alla ricerca del proprio vantaggio di una indispensabile reciprocità, dell’interesse anzitutto per se stessi e per la propria parte. Solo questo tipo di amore è grande e salva e merita il nome di ‘cristiano’.
Perseveranza in famiglia.
Con la formula profetica “verranno giorni” Gesù offre riflessioni su quanto sta per accadere e, più in generale, sul mistero della storia. Non appartiene al suo metodo educativo soddisfare le curiosità sul futuro con previsioni da “indovino”. Piuttosto gli sta a cuore orientare le persone a comprendere il fine al quale la storia tende, e dunque verso un atteggiamento di impegno e di attesa fiduciosa, che aiuti gli sposi a vivere la quotidianità della loro famiglia.
“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. La perseveranza cristiana non significa rassegnazione, ma ne è l’esatto contrapposto: essa imita la lunga pazienza esercitata da Dio nella vita degli uomini; è frutto della fede ed è libertà non asservita ai capricci del tempo; possiede la forza di resistere con pazienza e tenacia nella prova; sa attendere il giorno di Dio lavorando ed edificando l’oggi nell’amore. Quanta perseveranza serve nelle nostre famiglie!
(Malachia 3, 19-20 2Tesselonicesi 3,7-12 Luca 21, 5-19 )
“Al termine del secondo millennio, così scriveva Giovanni Paolo II nella Bolla d’indizione dell’Anno Santo del 2000, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa dei martiri… Le persecuzioni nei riguardi dei credenti – sacerdoti, religiosi, laici – hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo… Se ci vantiamo di questa eredità non è per spirito di parte e tanto meno per desiderio di rivalsa nei confronti dei persecutori, ma perché si è resa manifesta la straordinaria potenza di Dio”.
Nel maggio del 1977 nella celebrazione del funerale di un suo prete assassinato degli squadroni della morte Mons. Oscar Arnulfo Romero (Arcivescovo di San Salvador che verrà ucciso con un colpo di fucile il 24 marzo 1980 verso le ore 18 mentre stava celebrando la Messa nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza) spiegò ai presenti cos’è il martirio cristiano: “Non tutti, dice il Concilio Vaticano II, avranno l’onore di dare il loro sangue fisico, di essere uccisi per la fede, però Dio chiede a tutti coloro che credono in Lui lo spirito del martirio, cioè tutti dobbiamo essere disposti a morire per la nostra fede, anche se il Signore non ci concede questo onore; noi, sì siamo disponibili in modo che quando arriva la nostra ora di render conto, possiamo dire “Signore, io ero disposto a dare la mia vita per Te. E l’ho data”. Perché dare la vita non significa solo essere uccisi, dare la vita, avere spirito di martirio, è dare nel dovere, nel silenzio, nella preghiera, nel compimento onesto del dovere; in quel silenzio della vita quotidiana; dare la vita a poco a poco. Come la dà la madre, che senza timore, con la semplicità del martirio materno, dà alla luce, allatta, fa crescere e accudisce con affetto suo figlio. E’ dare la vita con amore per tutti…”
Nella sua ultima lettera don Andrea Santoro, un prete romano ucciso in Turchia, così scriveva: “Il vantaggio di noi cristiani nel credere in un Dio inerme, in un Cristo che invita ad amare i nemici, a servire per essere ‘signori’ della casa, a farsi ultimo per risultare primo, in un Vangelo che proibisce l’odio, l’ira, il giudizio, il dominio, in un Dio che si fa agnello e si lascia colpire per uccidere in Sè l’orgoglio e l’odio, in un Dio che attira con l’amore e non domina con il potere, è un vantaggio da non perdere. E’ un ‘vantaggio’ che può sembrare ‘svantaggioso’ e perdente e lo è, agli occhi del mondo, ma è vittorioso agli occhi di Dio e capace di conquistare il cuore del mondo. Diceva san Giovanni Crisostomo: “Cristo pasce agnelli, non lupi”. Se ci faremo agnelli vinceremo, se diventeremo lupi perderemo. Non è facile, come non è facile la Croce di Cristo, sempre tentata dal fascino della spada… Ci sarà chi voglia essere presente in questo mondo mediorientale semplicemente come ‘cristiano’, ‘sale’ nella minestra, ‘lievito’ nella pasta, ‘luce’ nella stanza, ‘finestra’ tra muri innalzati, ‘ponte’ tra rive opposte, ‘offerta’ di riconciliazione?”.
L’amore martiriale, ossia gratuito e senza limiti, è la forza che piega un mondo alla ricerca del proprio vantaggio di una indispensabile reciprocità, dell’interesse anzitutto per se stessi e per la propria parte. Solo questo tipo di amore è grande e salva e merita il nome di ‘cristiano’.
Perseveranza in famiglia.
Con la formula profetica “verranno giorni” Gesù offre riflessioni su quanto sta per accadere e, più in generale, sul mistero della storia. Non appartiene al suo metodo educativo soddisfare le curiosità sul futuro con previsioni da “indovino”. Piuttosto gli sta a cuore orientare le persone a comprendere il fine al quale la storia tende, e dunque verso un atteggiamento di impegno e di attesa fiduciosa, che aiuti gli sposi a vivere la quotidianità della loro famiglia.
“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. La perseveranza cristiana non significa rassegnazione, ma ne è l’esatto contrapposto: essa imita la lunga pazienza esercitata da Dio nella vita degli uomini; è frutto della fede ed è libertà non asservita ai capricci del tempo; possiede la forza di resistere con pazienza e tenacia nella prova; sa attendere il giorno di Dio lavorando ed edificando l’oggi nell’amore. Quanta perseveranza serve nelle nostre famiglie!
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