sabato 29 settembre 2012

431 - VALUTARE SECONDO IL VANGELO

Per una pausa spirituale durante la XXVª Settimana del Tempo ordinario

1. GUIDATI DALLO SPIRITO SANTO. Non è mai stato semplice valutare secondo i criteri del Vangelo. Oggi le difficoltà sembrano decisamente ingigantite. Viviamo in un periodo storico di grandi convulsioni che mettono in crisi anche i criteri ritenuti da sempre come il fondamento della vita e della convivenza umana. Lo smarrimento è grande, per tutti. Il discernimento, nei suoi diversi tipi e nelle sue diverse espressioni ed articolazioni, si trova in difficoltà. Certo, la finalità è chiara ed è sempre la medesima. Si tratta di conoscere la volontà di Dio e il suo disegno di vita e di salvezza. Così pure è evidente che la luce per il discernimento ci proviene dal Vangelo che è Gesù Cristo: in lui solo risplende il volto di Dio Padre, in lui solo risplende il volto dell’uomo («solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce [vere clarescit] il mistero dell’uomo», afferma il n. 22 della Costituzione pastorale Gaudium et Spes). Non dobbiamo mai dimenticare l’aiuto che ci è assicurato: siamo figli di Dio, abitati e animati dallo Spirito Santo. Ricordiamo l’apostolo Paolo: i figli di Dio, abitati e guidati dallo Spirito di Dio, vivono secondo lo Spirito (cfr. Rm 8,1-17), «camminano secondo lo Spirito» e producono «il frutto dello Spirito» (cfr. Gal 5,22-24). Sempre Paolo ci avverte anche che l’esercizio della nostra libertà è reso difficile dal fatto che dobbiamo combattere una dura battaglia contro gli spiriti e le potenze del male (cfr. Ef 6,12). È per questo che egli esorta a fare discernimento (cfr. 1 Cor 12,10), perché siamo esposti a molteplici fraintendimenti e soprattutto siamo condizionati dal modo di pensare del mondo, dai suoi criteri e dalle sue ‘agende’. Così rischiamo di prescindere da Dio, non teoricamente, ma praticamente, fino a dimenticarlo nelle valutazioni e nelle scelte.

Questa è la questione seria: il primato di Dio nella nostra vita e nelle nostre comunità cristiane. Se si dimentica la relazione fondamentale, la relazione con Dio, se essa non è viva e vissuta, allora viene meno il criterio decisivo, viene a mancare la bussola per il nostro orientamento e la luce per il nostro cammino. Anche le nostre relazioni umane stentano ad avere la loro forma precisa se manca la relazione fondamentale e decisiva con Dio. Anche la nostra libertà diventa svuotata senza il riferimento a Dio che è l’Amore, la Verità, il Bene. Allora si creano le divisioni e le contrapposizioni forzate, non si edifica la comunione ecclesiale, non si concorre all’avvento del Regno di Cristo che è regno di giustizia, di amore e di pace. Lo Spirito è libertà: non può essere guidato dallo Spirito chi si lascia trascinare nella schiavitù. Lo Spirito è amore: non può operare dove manca la comunione. Lo Spirito è verità: non può essere percepito da chi è prevenuto o accecato da problematiche interessate e da pregiudizi. Solo nello Spirito ci viene donata sia la luce che tiene desta la nostra intelligenza sia la forza che rende robusta la nostra volontà. Lo Spirito è colui che dona la vera libertà, cioè la capacità di pensare, di agire e di vivere secondo scelte consapevoli, mossi da convinzioni vere, e non per ciechi impulsi o per imposizioni esterne.

2. ILLUMINATI DALLA LUCE DELLA FEDE PASQUALE. È la fede pasquale che illumina tutta la vicenda umana e dona la grazia di uno sguardo attento e vigile che non dimentica, pur nella simpatia per il tempo in cui si vive, i tanti elementi di sofferenza, di negatività, di male, di peccato presenti nel cuore del mondo e nel cuore dell’uomo. La Pasqua parte dalla croce, dall’oscurità, dalla morte. La via crucis conduce al Calvario, con il pianto, lo smarrimento e il silenzio del Venerdì santo. Quella dolorosa via della croce diventa la consolante via lucis: all’alba del primo giorno dopo il sabato risuona l’annuncio della Vita che ha sconfitto la morte. Il Crocifisso è il re della gloria, «il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa!». La croce non è il fallimento, non è l’esito di un insuccesso. Sulla croce Cristo manifesta l’offerta di amore che giunge al dono smisurato della propria vita. E nel Figlio, crocifisso per amore, il Padre manifesta e dona agli uomini il suo abbraccio paterno. Ai piedi della croce scopriamo l’amore che si consegna nella pura gratuità e nella debolezza e impariamo ad amare ciò che Dio ama. Dalla croce Gesù ci consegna il suo spirito e quindi una vita nuova, la sua, per stare nella storia lasciando affiorare nelle nostre decisioni e nei nostri gesti il suo amore per il Padre e il suo amore per ogni uomo e soprattutto per i più derelitti. Animati dallo Spirito, la lieta notizia della Vita che ha vinto il peccato e la morte ci consente di stare nella storia e di cogliere in essa i ‘gemiti dello Spirito’ che ci interpellano per una nuova alleanza tra cielo e terra. Allora si possono cogliere i frammenti di speranza sparsi nell’agitarsi degli uomini, si può mettere in tensione la storia verso la sua pienezza.

3. CAPACI DI DISCERNERE I SEGNI DEI TEMPI. Il concilio Vaticano II invita a riconoscere i ‘segni dei tempi’: «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo» (Gaudium et Spes, n. 4). Ricorda poi che il popolo di Dio deve discernere negli avvenimenti del mondo «i veri segni della presenza o del disegno di Dio»: il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo, orientando così lo spirito verso soluzioni pienamente umane (n. 11). In questo impegno di discernimento «la Chiesa non ignora quanto ha ricevuto dalla storia», afferma sempre la Costituzione pastorale Gaudium et Spes (n. 44). Possiamo subito aggiungere che il verbo al passato – «quanto la Chiesa ha ricevuto» – non esclude il presente: la Chiesa non ignora quanto riceve dalla storia passata e presente. Si tratta, prosegue il concilio, di «ascoltare, discernere, interpretare i vari linguaggi del nostro tempo»: è, questo, un preciso dovere del popolo di Dio. Nella visione cristiana, il ‘tempo’ non è solo kronós, successione di fatti e avvenimenti, ma è soprattutto kairós. Pur nelle incognite degli accadimenti, ciò che accade e si manifesta deve essere accolto con occhio attento e vigile: in quel fatto scorgiamo un appello che ci interpella nella nostra libertà e nella nostra responsabilità. Il tempo è ‘favorevole’ non solo e non tanto a motivo delle circostanze, quanto per il modo in cui affrontiamo i fatti e le situazioni. Come quando si riceve una visita inaspettata: non sappiamo chi veramente sia colui che ci visita e che cosa rappresenterà per noi. Se, insieme alla vigilanza, manifestiamo l’accoglienza, allora quella visita può diventare tempo favorevole, può essere una sorprendente novità e diventare un inaspettato kairós. Ciò che appare semplicemente generato dalla storia e dalla sua contingenza può essere come una porta che si apre verso l’oltre della storia; ciò che si manifesta come un’irruzione di novità può essere come l’inizio di un tempo veramente diverso. Allora, più che interrogarci sul perché accade questo o quello, diventa preminente comprendere come sia possibile vivere in quella determinata situazione come popolo del Signore e come figli di Dio. È dunque necessario essere sempre molto vigilanti, certo, ma è pure importante cogliere l’‘occasione’ che, alla luce della fede, diventa appello alla coscienza e stimolo alla conversione. Possiamo essere visitati e interpellati come Abramo alle querce di Mamre: «vide tre uomini che stavano in piedi presso di lui» (Gen 18,1-15). Gli occhi devono essere aperti, le orecchie devono essere attente, il cuore deve essere ospitale per accogliere la ‘novità’ di Dio nelle vicende della storia. È il Signore che, domandandoci di valutare il tempo, ci chiede d’interpretare ciò che avviene nel mondo per cogliere le vere domande dell’uomo e favorire la crescita dei più autentici desideri del cuore umano. Questo avviene se siamo guidati dallo Spirito e illuminati dalla luce pasquale.

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