(Deuteronomio 4,1-8 Giacomo 1,17-27 Marco 1-23)
Gesù sembra affermare che il male non è esterno all’uomo, ma proviene dal di dentro. L’uomo è contaminato da ciò che produce il cuore, non dal contatto con sostanze estranee a lui. La questione anche qui è capitale: Dove nasce il male? Gesù sembra dire che il male nasce dall’interno dell’uomo. Questo non significa che l’uomo sia sempre cattivo, ma che l’uomo può coltivare il male dentro di sé. Il cuore, secondo Gesù, è la sede dove il male e il bene sono generati. Se l’uomo fa il male è perché dentro di sé ha coltivato pensieri cattivi, che si sono manifestati in azioni malvagie.
La vera frontiera tra puro e impuro passa attraverso il cuore dell’uomo – che nel mondo semita è la sede delle decisioni della persona. Tutto ciò che è esterno non lo tocca (cibi, riti, tradizioni), non compromette le relazioni. Tutto quello che invece parte dal cuore può essere buono o cattivo, puro o impuro. Dal cuore dell’uomo parte l’egoismo, l’orgoglio, la brama del piacere e dello sfruttare, sono queste cose che rompono la relazione con Dio. È su questo che occorre vigilare. Questo fa la differenza tra discepoli e non discepoli, non le consuetudini, che possono esserci, ma non sono decisive dal punto di vista religioso.
Il fariseismo è preoccupato dell’inquinamento che dall’esterno raggiunge l’uomo, ma il vero inquinamento è quello che ha sede e origine all’interno dell’uomo, perché è lì che nasce ciò che lo contamina: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi…» (v.21).
C’è sempre il rischio di polverizzare la legge di Dio in una serie di precetti, di seppellirla sotto una casistica da azzeccagarbugli, di imporre la legge della grazia con il ricatto della paura e la minaccia dei castighi, facendo perdere il nocciolo della questione, che è la retta intenzione, la legge dell’amore, la salvezza delle persone. Scrive sant’Ambrogio: «Una volta che tu abbia purificato ciò che sta nell’interno, hai purificato anche l’esterno; così se l’acqua scorre intorpidita, è inutile pensare di ripulire la cisterna, se l’acqua esce fangosa alla sorgente: non gioverà a nulla aver pulito le vasche, se il difetto è nella sorgente. Sei tu che devi purificarti per primo, se vuoi che da te scorra tutto ciò che è puro. Il tuo cuore è la sorgente da cui scaturiscono i tuoi pensieri. In quella fonte o viene vomitata l’acqua torbida dell’impudicizia, o sgorga la limpida vena della pietà».
Per far sì che le espressioni religiose dell’uomo non si riducano a formalità ipocrita e soffocante, è necessario riconoscere il primato della parola di Dio. Gesù, di fronte ai farisei, distingue tra ciò che sta veramente nella tradizione scritta della Parola e le pratiche successive aggiunte dalla «pietà» farisaica. Anche per la comunità cristiana vale questo principio, anche la comunità cristiana deve tornare sempre alla fonte vitale della Parola, per purificare le varie tradizioni che si sviluppano nel tempo all’interno della comunità dei credenti. Infine, è decisiva la questione dell’interiorità, del cuore dell’uomo, perché è lì che si decide la santità. L’evangelista Marco fa degli esempi che ricordano i dieci comandamenti (cfr. v. 22). Egli lascia intendere che il cuore dell’uomo è malato e deve guarire ispirandosi all’intenzione autentica di Dio, formandosi una coscienza morale realmente corrispondente al volere di Dio. Non si tratta di negare l’importanza e l’utilità delle forme esteriori, ma di fare sì che il cuore si formi secondo la mente di Dio, in modo che quanto l’uomo fa, le cose per cui si impegna, siano realmente trasparenza della vita divina che in Gesù è comunicata all’uomo. La parola di Dio rimane il criterio ultimo di giudizio dell’agire del discepolo di Gesù; la cosa importante non sono le pratiche esteriori, ma lo spirito di adesione alla volontà di Dio e di servizio del prossimo.
PREGHIERA - Tu sai bene, Gesù, dove sta veramente il pericolo e non ti lasci impressionare da chi si ostina a compiere riti di purificazione per liberarsi dal male che proviene dall’esterno. Non è da quello, infatti, che dobbiamo guardarci, ma dalla cattiveria che esce dal profondo del nostro cuore e rivela un’esistenza deturpata e devastata.
Tu chiami per nome, Gesù, i diversi aspetti, le multiformi sembianze che assume questo male, capace di inquinare e rovinare seriamente questa nostra vita. Dal nostro cuore, infatti, possono uscire gesti e parole ispirati da vendetta ed astio, da invidia e gelosia, da malvagità e tradimenti, da voglie insane e piaceri sconsiderati, dalla superbia e dall’orgoglio.
Ecco il nome di quelle malattie che ci devono impensierire. Ecco su che cosa concentrare i nostri sforzi e il nostro impegno, se veramente desideriamo accogliere il tuo Vangelo.
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