domenica 9 settembre 2012

426 - UN GESTO SIMBOLICO - 09 Settembre 2012 – XXIIIª Domenica Tempo ordinario

(Isaia 35,4-7  Giacomo 2,1-5  Marco 7,31-37)
La guarigione del sordomuto non è uno dei tanti miracoli di Gesù, se proprio quel gesto dell’“Effatà! Apriti!” viene ripreso tutte le volte che si celebra un Battesimo. Perché? Perché è un gesto simbolico che mostra concretamente le conseguenze dell’incontro con Gesù. Egli ci strappa ai nostri isolamenti, a quelli forzati, obbligati, senza alcuna nostra colpa, ma anche a quelli voluti, cercati. Così noi veniamo restituiti alla comunicazione con gli altri: dal sospetto e dalla sensazione di estraneità, passiamo alla benevolenza, dal rifiuto alla solidarietà e alla condivisione. E tutto questo è reso possibile da un nuovo rapporto con Dio: un Dio che ci raggiunge con la sua Parola per offrirci la sua amicizia, la sua alleanza, un Dio al quale possiamo rivolgerci con la spontaneità e la franchezza dei figli.
Anche la comunicazione con Dio si nutre e si sostiene attraverso l’ascolto e la parola di risposta. Ecco perché il gesto con cui Gesù ha compiuto il miracolo viene ripetuto ad ogni Battesimo. «Il Signore Gesù che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre»: sono parole che spesso vengono ignorate perché si trovano proprio sul finire del rito. Eppure sono straordinariamente importanti. Ci richiamano ciò che è fondamentale nella nostra relazione con Dio. Non possiamo incontrarlo se non accogliamo la sua parola: rischiamo di perderci in tragici equivoci in cui gli attribuiamo un volto e delle intenzioni che non gli sono propri. Non possiamo vivere una autentica relazione con lui, se non rispondiamo al messaggio di amore e di verità che ci ha raggiunto …
Però … purtroppo ai preti questo gesto non ‘riesce’ sempre. Ci sono cristiani che restano muti, cioè non sentono mai il bisogno di rivolgersi a Dio, e molti di più che rimangono chiusi nella loro sordità, impenetrabili alla sua Parola. Da chi dipende? Penso che le cause non siano da cercare nell’abilità del celebrante, ma in coloro che circondano un bambino fin dai primi giorni e hanno tanta influenza sulla sua vita. Sì, si tratta proprio dei suoi genitori! Sono loro che hanno il compito delicato ed esaltante di aprirlo a Dio… ma se loro stessi sono ‘bloccati’, come realizzeranno questa missione? Non c’è altra via d’uscita se non quella di chiedere a Gesù di ripetere il miracolo, magari servendosi di qualche cristiano che è già stato guarito!
Tutti siamo un po’ sordomuti… Tutti noi attraversiamo dei periodi in cui siamo sordomuti, in cui rimaniamo bloccati, irrigiditi. Sordomuti nel rapporto di coppia o con i figli. Bloccati nei confronti di coloro che ci vivono accanto, dai colleghi di lavoro ai vicini di casa. Irrigiditi nella nostra incapacità di trovare la strada per una qualche comunicazione.
Anche nella Chiesa di Dio si vivono esperienze di mutismo e di sordità. Sordità di fronte ad una Parola che non arriva al cuore perché siamo troppo indaffarati. Mutismo di fronte ad un Dio a cui ripetiamo stancamente solo frasi fatte. Mutismo dei laici a cui non viene data la parola se non nella santa assemblea per rispondere con formule prefabbricate. Mutismo dei pastori di fronte a tante situazioni della vita comune, che richiedono una parola profetica e coraggiosa. Sordità dei fedeli e dei pastori di fronte a richieste che si finge di non aver nemmeno udito. Ma se qualcuno ci porta da lui, Gesù, c’è la possibilità di sentirsi dire: «Apriti!» e di conoscere una comunione insperata.
PREGHIERA - Ci sono condizioni che appaiono ineluttabilmente bloccate e sembra che non ci sia proprio nulla da fare, Gesù. Del resto come affrontare l’impossibilità di intendere la parola che ci raggiunge e l’incapacità di dare voce a quel che passa per l’anima? Non rimane che rassegnarsi, allora, ad una chiusura a doppia mandata che impedisce qualsiasi comunicazione? E cosa fare quando c’è una sordità che ci rende impenetrabili alla voce stessa di Dio, alla tua Buona Novella, quando un mutismo ostinato impedisce qualsiasi risposta all’amore che tu ci offri?
Ecco perché tu sei venuto: per guarirci nel profondo, per donarci una possibilità insperata di vivere in comunione con te e con il nostro prossimo, di proclamare con gratitudine i tuoi gesti di salvezza e per rispondere con l’intera esistenza ai doni smisurati della tua grazia.
Pronuncia, dunque, anche su di noi il tuo “Effatà” perché si aprano finalmente i miei orecchi e la mia lingua dica tutta la gioia che invade i miei giorni.

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