(Isaia
35,4-7 Giacomo 2,1-5 Marco 7,31-37)
La
guarigione del sordomuto non è uno dei tanti miracoli di Gesù, se proprio quel
gesto dell’“Effatà! Apriti!” viene ripreso tutte le volte che si celebra un
Battesimo. Perché? Perché è un gesto simbolico che mostra concretamente le
conseguenze dell’incontro con Gesù. Egli ci strappa ai nostri isolamenti, a
quelli forzati, obbligati, senza alcuna nostra colpa, ma anche a quelli voluti,
cercati. Così noi veniamo restituiti alla comunicazione con gli altri: dal
sospetto e dalla sensazione di estraneità, passiamo alla benevolenza, dal
rifiuto alla solidarietà e alla condivisione. E tutto questo è reso possibile
da un nuovo rapporto con Dio: un Dio che ci raggiunge con la sua Parola per
offrirci la sua amicizia, la sua alleanza, un Dio al quale possiamo rivolgerci
con la spontaneità e la franchezza dei figli.
Anche
la comunicazione con Dio si nutre e si sostiene attraverso l’ascolto e la parola
di risposta. Ecco perché il gesto con cui Gesù ha compiuto il miracolo viene
ripetuto ad ogni Battesimo. «Il Signore Gesù che fece udire i sordi e parlare i
muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua
fede, a lode e gloria di Dio Padre»: sono parole che spesso vengono ignorate
perché si trovano proprio sul finire del rito. Eppure sono straordinariamente
importanti. Ci richiamano ciò che è fondamentale nella nostra relazione con
Dio. Non possiamo incontrarlo se non accogliamo la sua parola: rischiamo di
perderci in tragici equivoci in cui gli attribuiamo un volto e delle intenzioni
che non gli sono propri. Non possiamo vivere una autentica relazione con lui,
se non rispondiamo al messaggio di amore e di verità che ci ha raggiunto …
Però
… purtroppo ai preti questo gesto non ‘riesce’ sempre. Ci sono cristiani che
restano muti, cioè non sentono mai il bisogno di rivolgersi a Dio, e molti di
più che rimangono chiusi nella loro sordità, impenetrabili alla sua Parola. Da
chi dipende? Penso che le cause non siano da cercare nell’abilità del
celebrante, ma in coloro che circondano un bambino fin dai primi giorni e hanno
tanta influenza sulla sua vita. Sì, si tratta proprio dei suoi genitori! Sono
loro che hanno il compito delicato ed esaltante di aprirlo a Dio… ma se loro
stessi sono ‘bloccati’, come realizzeranno questa missione? Non c’è altra via
d’uscita se non quella di chiedere a Gesù di ripetere il miracolo, magari
servendosi di qualche cristiano che è già stato guarito!
Tutti siamo un po’
sordomuti… Tutti noi attraversiamo dei periodi in cui siamo sordomuti, in cui
rimaniamo bloccati, irrigiditi. Sordomuti nel rapporto di coppia o con i figli.
Bloccati nei confronti di coloro che ci vivono accanto, dai colleghi di lavoro ai
vicini di casa. Irrigiditi nella nostra incapacità di trovare la strada per una
qualche comunicazione.
Anche
nella Chiesa di Dio si vivono esperienze di mutismo e di sordità. Sordità di
fronte ad una Parola che non arriva al cuore perché siamo troppo indaffarati.
Mutismo di fronte ad un Dio a cui ripetiamo stancamente solo frasi fatte.
Mutismo dei laici a cui non viene data la parola se non nella santa assemblea per
rispondere con formule prefabbricate. Mutismo dei pastori di fronte a tante
situazioni della vita comune, che richiedono una parola profetica e coraggiosa.
Sordità dei fedeli e dei pastori di fronte a richieste che si finge di non aver
nemmeno udito. Ma se qualcuno ci porta da lui, Gesù, c’è la possibilità di
sentirsi dire: «Apriti!» e di conoscere una comunione insperata.
PREGHIERA - Ci sono condizioni che appaiono ineluttabilmente bloccate e
sembra che non ci sia proprio nulla da fare, Gesù. Del resto come affrontare
l’impossibilità di intendere la parola che ci raggiunge e l’incapacità di dare
voce a quel che passa per l’anima? Non rimane che rassegnarsi, allora, ad una
chiusura a doppia mandata che impedisce qualsiasi comunicazione? E cosa fare
quando c’è una sordità che ci rende impenetrabili alla voce stessa di Dio, alla
tua Buona Novella, quando un mutismo ostinato impedisce qualsiasi risposta
all’amore che tu ci offri?
Ecco perché tu sei venuto: per guarirci nel profondo, per donarci una
possibilità insperata di vivere in comunione con te e con il nostro prossimo,
di proclamare con gratitudine i tuoi gesti di salvezza e per rispondere con
l’intera esistenza ai doni smisurati della tua grazia.
Pronuncia, dunque, anche su di noi il tuo “Effatà” perché si aprano
finalmente i miei orecchi e la mia lingua dica tutta la gioia che invade i miei
giorni.
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