sabato 28 gennaio 2012

329 - STUPITI DEL SUO INSEGNAMENTO - 29 Gennaio 2012 – IVª Domenica ordinaria

(Deuteronomio 18,15-20 1ª Corinti 7,32-35 Marco 1,21-28)

Lo stupore è l’origine della conoscenza. I discepoli che si stupiscono dell’insegnamento di Gesù conoscono la sua novità: egli insegna con un’autorità nuova, la sua parola è nuova perché realizza ciò che dice. Di fronte al vuoto delle nostre parole, delle troppe parole umane dette a vanvera, questa parola efficace manifesta la serietà della presenza di Dio nella nostra storia.
LA VERA LIBERTÀ: QUELLA INTERIORE. La pagina evangelica che oggi meditiamo ci assicura che la verità libera dal male. Forse a orecchi assuefatti a parole di circostanza, a frasi scontate, a slogan ripetitivi, la parola di Gesù suona come una dolce, morbida melodia che suscita stupore e gratitudine, fascino e simpatia, consenso e condivisione. Eppure il vangelo registra una opposizione ruvida e accanita a questa libertà che dilaga con la Verità. C’è un nemico che si infuria, inveisce e lotta strenuamente perché la Verità non si imponga e liberi l’uomo. Ciò che Marco, nel linguaggio della sua epoca, ci narra come una situazione di possessione demoniaca, oggi lo vediamo con i nostri occhi sotto altre forme, magari più subdole e meno appariscenti. Ciò non toglie, anzi ‘intensifica’ la sfida che consiste nel combattere il male, soprattutto prevenendolo. La migliore prevenzione ogni battezzato e ogni comunità cristiana la fa educando a quella «vita buona secondo il vangelo» che i nostri vescovi ci hanno chiesto di fissare come obiettivo di questo decennio pastorale. Il brano evangelico di oggi ci assicura che si tratta di una trincea impegnativa, di una guerra perennemente dichiarata, ma ci assicura che, se alcune battaglie potremo perderle, la guerra sarà certamente vinta, e non dalle nostre astuzie o dalle tattiche belliche, ma dalla potenza di verità e di amore di Gesù Cristo, il vero amico dell’uomo.
DEDICARSI A CRISTO, dunque, non significa rinnegare l’essere umano e la sua libertà, ma comporta – come afferma Gaudium et spes 17 – che «l’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà. I nostri contemporanei stimano grandemente e perseguono con ardore tale libertà, e a ragione. Spesso però la coltivano in modo sbagliato quasi sia lecito tutto quel che piace, compreso il male. La vera libertà, invece, è nell’uomo un segno privilegiato dell’immagine divina». In questa luce, forse, comprendiamo meglio anche le parole dell’apostolo Paolo, che non ci insegnano a disprezzare le realtà create (le quali sono sempre e comunque dono di Dio), ma a viverle in una visione globale, alla luce di Dio, e a trovare in qualsiasi aspetto o scelta della vita l’ordine giusto delle cose, le priorità dei valori, la giusta gerarchia che ci consente di salire sempre più a quella vetta di umanità che Cristo ci ha esemplificato e a quella dignità che si riassume in un progetto di vita ambizioso: dedicarsi a Cristo per dedicarsi come Cristo.
PREGHIERA - Non mancano le esperienze oscure in cui entriamo liberamente, un po’ per curiosità e un po’ per scelta, sicuri di poterle gestire e di uscirne quando e come vorremo. E invece, Gesù, finiamo per saggiare le conseguenze dolorose dei nostri sbagli: credevamo di possedere istanti esaltanti, un’ebbrezza magica e finiamo con l’essere posseduti da voglie insane, da bramosie senza limiti, posseduti dalle cose accumulate senza ritegno, posseduti da piaceri a cui non mettiamo argini, posseduti dal male compiuto impunemente, sporcati, resi impuri fin nel profondo dell’anima.
Solo tu, Signore Gesù, puoi strapparci alle catene costruite con le nostre mani. Solo tu puoi riportarci sui sentieri abbandonati con superbia ed arroganza, illusi di poter farcela da soli. Solo tu puoi donarci di nuovo una pace da tempo sconosciuta.
La tua parola ci regala uno sguardo limpido e un cuore retto. Il tuo amore ridesta la nostalgia di un’autentica libertà.

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