sabato 9 febbraio 2013

467 - UN DIO CHE AMA E … CHIAMA - 10 Febbraio 2013 – Vª Domenica del Tempo ordinario

(Isaia 6,1-8 1ªCorinti 15,1-11 Luca 5,1-11)

Pensiamo sempre a Dio come a una entità lontana e fuori dalla vita, sempre che esista… La Scrittura lo annuncia come un Dio che irrompe, chiama e interpella nella quotidianità; ad esempio, in una giornata di pesca qualsiasi sul lago di Galilea; oppure dentro una situazione di incertezza sul futuro e quando tutto sembra bloccato, come per Isaia, chiamato a profetare dentro l’infedeltà di Israele al suo Dio e dentro le avvisaglie di una invasione vicina. Annunciamo anche noi che il Dio dei padri e il Dio di Gesù Cristo non è un Dio né estraneo né straniero alla storia degli uomini. È un Dio che si ‘accontenta’ di mediazioni e di mediatori, della voce dei suoi profeti e inviati che sceglie, associa a sé e purifica con il carbone ardente della sua rivelazione e della sua parola.
L’esperienza di essere chiamati e attirati dal Trascendente è sia purificazione (non si metterà nulla di profano e di lontano da Dio nel messaggio), sia esperienza di liberazione che ci fa diventare liberatori, perché come il profeta, così anche la gente alla quale è inviato potrà liberarsi dagli idoli, dai falsi assoluti, e trovare la libertà nel servizio del Dio unico. Anche i primi chiamati tra gli apostoli diventano tali (apostoli = mandati), proprio perché prima di tutto sperimentano la gratuità di una chiamata, inattesa. Ha come conseguenza il lasciare tutto, per affidare il proprio futuro (pesca di uomini vivi) al Messia che chiama e alla bellezza di un messaggio che si concretizza in una persona. La risposta alla chiamata è possibile quando si è avvolti gratuitamente dalla trascendenza di colui che chiama e che irrompe nella propria quotidianità («Allontànati da me, perché sono un peccatore», Lc 5,8) e che nello stesso tempo si fa vicino, si fa sostegno e garanzia («Prendi il largo e gettate le reti… Non temere…», Lc 5,4.10).
Possiamo e dobbiamo cogliere i segni dell’irruzione di Dio nella nostra vita, leggerne bene le orme nella quotidianità, percepire la consolazione che nasce dal fatto che qualcuno che non è noi (trascendenza) ci chiama, cioè entra in relazione con noi e si fida di noi tanto da affidarci il compito di parlare di lui, con labbra purificate, con una vita cambiata dall’esperienza della chiamata. Esperienza di Dio e vocazione allora ci accomuneranno, trasformando anche noi, come gli apostoli, da semplici soci a uomini «in comunione». 
Lasciamo che la Parola che ci ha chiamati, il pane e il vino che ci metteranno in comunione con il Maestro e tra di noi, ci trasformino in una comunità di fratelli. Una comunità che si sente chiamata da un unico Padre a vivere e testimoniare relazioni nuove, che scaturiscono dall’esperienza della gratuità di una chiamata, dall’esperienza di chi ha capito che la sua vita cambia quando è interpellata dall’Altro e allora va in cerca degli altri e cerca di ‘pescarli’, di convincerli che la vita cambia, quando ci si accorge che non siamo soli e non amati, ma che Uno ci ha scorti nella banalità della vita e ci ha chiamati ad essere suoi.

PREGHIERA
Del lago conoscono tutto: le zone pescose e le improvvise burrasche, le correnti e le anse tranquille, i venti che lo percorrono e il sole che picchia sulla testa. Conoscono la soddisfazione di tornare a riva con le reti piene e la delusione che afferra quando si è faticato una notte intera senza portare a casa nulla. Sanno che non bisogna insistere quando si incappa in una giornata sfortunata e che bisogna attendere momenti migliori.
Eppure quel giorno tu, Gesù, che di mestiere sei falegname-carpentiere, chiedi a Pietro di riprendere il largo, solo perché tu glielo hai domandato. Pietro accetta, confidando solamente sulla tua parola, su di te.
Rinuncia alla sua esperienza, a quello che gli hanno insegnato tanti anni passati a fare il pescatore e si trova davanti ad una pesca sorprendente e ad una proposta che disorienta: «diventerai pescatore di uomini». Un progetto che, per ora, rimane piuttosto misterioso, oscuro, ma che comporta immediatamente un distacco da tutto per seguire te, Gesù. È l’esperienza di ogni discepolo ed è il miracolo con cui dobbiamo fare i conti: la pesca abbondante non è tutto merito nostro, noi ci siamo solo fidati di te.

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