sabato 1 dicembre 2012

451 - FAMMI CONOSCERE, SIGNORE, LE TUE VIE - 02 Dicembre 2012 – Iª Domenica di Avvento

(Geremia 33,14-16 1ªTessalonicesi 3,12-4,2 Luca 21,25-28.34-36)

L’orizzonte della speranza caratterizza il tempo liturgico dell’Avvento. Essa è generata dall’attesa messianica di Colui che viene per salvarci. E non c’è dubbio che il nostro tempo abbia bisogno di questi atteggiamenti profondi, poiché tempo di incertezza e di disorientamento.
L’Avvento cristiano, però, ci parla anche di vigilanza, ossia di attenzione ai segni e di discernimento dei segni che possiamo cogliere all’interno della nostra storia: Dio infatti, anche oggi, ci parla attraverso le vicende della nostra storia. Ma l’interpretazione dei segni che ven­gono da Dio, il loro discernimento, richiede disponibilità all’ascolto e consapevolezza della propria insufficienza: restare chiusi nei nostri interessi particolari e negli intrecci egoistici di cui spesso sono fatte le nostre relazioni significa ritrovarci incapaci di cogliere la gratuità che ci viene donata.
Di domenica in domenica le celebrazioni liturgiche riattualizzano per i cristiani la memoria di quanto Dio ha fatto e continua a fare per l’umanità e invitano a unire preghiera e condotta di vita, perché Dio possa, attraverso la collaborazione umana, realizzare il suo progetto di pace, giustizia e riconciliazione.
Dio è «colui che viene» in continuazione nel nostro mondo, nella sua storia e nelle nostre esistenza: egli ci mostra il suo agire e chiede di lasciarci trasformare nel nostro agire. Le Scritture sacre ci offrono dei modelli: i profeti, Giovanni Battista, Maria. Essi possono aiutarci, con il loro modo di agire, ad affrontare le nostre difficoltà con la fede. Fammi conoscere, Signore, le tue vie: così la liturgia ci invita a invocare, in questa prima domenica di Avvento. E in questo modo ci spinge a vivere la tensione che contraddistingue la nostra fede, fatta al tempo stesso di memoria e speranza, di vissuti e di attesa della salvezza. Trasformare questa invocazione in una coerente condotta di vita è il compito che ci viene affidato. La fede diventa allora sincera e completa fiducia in Dio e collaborazione al suo progetto: seguire le sue vie è ciò che rende ‘giusta’ davanti a Dio la nostra esistenza quotidiana.

PREGHIERA - Se questo mondo crolla non ci piangeremo addosso, Gesù. Sappiamo che sulle sue macerie fioriranno i cieli nuovi e la terra nuova che tu ci hai annunciato e desideriamo entrare in quel giorno che non avrà tramonto. Del resto come possiamo ignorare tutto ciò che oggi procura dolori e disagi inauditi a tanti uomini e a tante donne? La sofferenza dei piccoli, la fame di intere popolazioni, lo sfruttamento sistematico dei deboli e dei poveri bussano quotidianamente alla porta della nostra coscienza e ci inducono a non dormire sonni troppo tranquilli, ci spronano a rimboccarci le maniche per diminuire gli scandali, provocati dalla durezza del nostro cuore. Se questo mondo finisce dobbiamo essere pronti per quel gran giorno, Gesù. Ecco perché tu ci inviti a vegliare senza addormentarci, a rimanere desti e pronti per non essere trovati impreparati. Ecco perché tu ci chiedi di esaminare attentamente gesti e parole, scelte e decisioni in attesa del tuo ritorno nella gloria.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.