(Baruc 5,1-9 Filippesi 1,4-6.8-11 Luca 3,1-6)
In questa seconda domenica di Avvento Luca ci strappa alla regione dei sogni e delle illusioni e ci fa stare con i piedi ben piantati per terra. Ci disegna uno scenario che non è dei più accattivanti: il dominio imposto con la forza, la sete di potere che spinge a dividersi le regioni della terra con successioni non sempre facili, il potere religioso che vuole avere la sua parte.
Luca ci offre delle coordinate storiche e lo fa senz’altro per darci la possibilità di situare quanto accade, ma «se, nei primi tre versetti, ad occupare il palcoscenico sono otto personaggi della storia e un vasto impero della terra, negli ultimi tre l’evento narrato coinvolge ogni uomo e si diffonde su tutte le strade del mondo per arrivare fino a noi». In questo modo i discepoli di Gesù vengono condotti a non lasciarsi impressionare dall’apparenza, dallo sfavillio che accompagna il potente di turno. È importante, infatti una vera ‘intelligenza’ degli avvenimenti, che consiste nel cogliere l’essenziale. «Il vero remo che muove la barca della storia e che guida l’umanità, è la parola di Dio». «Il vero fatto degno di nota sta al centro del palcoscenico e vede all’opera l’agire divino. La storia degli uomini e dei potenti umani tace, la storia della salvezza ha, invece, delle cose da raccontare, apre la bocca dei suoi interpreti e fa sentire liete notizie». Così Luca ci allontana dalla confusione terribile che, proprio in questo tempo di preparazione al Natale, emerge con forza sconcertante e di cui, proprio i bambini, offrono un riscontro immediato. Confondere Gesù con Babbo Natale non è una cosa di poco conto. Se un personaggio storico viene amalgamato ad una creatura fantasiosa, frutto dell’invenzione degli uomini, prima o poi ne subisce la stessa sorte: quella di essere abbandonato tra i reperti dell’infanzia, ormai inutili quando si è cresciuti. Più sottile ancora la tentazione, a cui sono soggetti maggiormente gli adulti, di far coincidere la festa del Natale con una vaga atmosfera di pace e di armonia, che viene a colmare un bisogno sempre più consistente ai nostri tempi. La ‘magia’ del Natale è dunque qualcosa da costruire con un buon pranzo e con i regali, con il panettone soffice e lo spumante doc. Per un giorno, almeno, uomini e donne, astraendo dalla storia, si sentono buoni perché mettono tra parentesi i conflitti e le divisioni, le ingiustizie e gli scandali. Ma è questo il Natale del Signore Gesù? Ed è questo l’obiettivo della fede? Farci evadere dalla storia per non avvertirne gli scandali e i contrasti, per non vederne le lacrime ed il sangue, il dolore e la violenza? Il grido che viene affidato a Giovanni Battista deve destare ogni uomo e chiamarlo ad accogliere risolutamente il ‘vangelo’ che lo raggiunge. Se Dio offre salvezza, nessuno può lasciarlo passare invano. Ecco perché raddrizzare e sgombrare ogni percorso che potrebbe bloccarlo. Ognuno è rinviato, a questo punto, alla sua storia personale, all’incontro con Cristo che ha cambiato la sua vita e le ha dato un senso, una direzione, un traguardo.
PREGHIERA
Luca ci offre delle coordinate storiche e lo fa senz’altro per darci la possibilità di situare quanto accade, ma «se, nei primi tre versetti, ad occupare il palcoscenico sono otto personaggi della storia e un vasto impero della terra, negli ultimi tre l’evento narrato coinvolge ogni uomo e si diffonde su tutte le strade del mondo per arrivare fino a noi». In questo modo i discepoli di Gesù vengono condotti a non lasciarsi impressionare dall’apparenza, dallo sfavillio che accompagna il potente di turno. È importante, infatti una vera ‘intelligenza’ degli avvenimenti, che consiste nel cogliere l’essenziale. «Il vero remo che muove la barca della storia e che guida l’umanità, è la parola di Dio». «Il vero fatto degno di nota sta al centro del palcoscenico e vede all’opera l’agire divino. La storia degli uomini e dei potenti umani tace, la storia della salvezza ha, invece, delle cose da raccontare, apre la bocca dei suoi interpreti e fa sentire liete notizie». Così Luca ci allontana dalla confusione terribile che, proprio in questo tempo di preparazione al Natale, emerge con forza sconcertante e di cui, proprio i bambini, offrono un riscontro immediato. Confondere Gesù con Babbo Natale non è una cosa di poco conto. Se un personaggio storico viene amalgamato ad una creatura fantasiosa, frutto dell’invenzione degli uomini, prima o poi ne subisce la stessa sorte: quella di essere abbandonato tra i reperti dell’infanzia, ormai inutili quando si è cresciuti. Più sottile ancora la tentazione, a cui sono soggetti maggiormente gli adulti, di far coincidere la festa del Natale con una vaga atmosfera di pace e di armonia, che viene a colmare un bisogno sempre più consistente ai nostri tempi. La ‘magia’ del Natale è dunque qualcosa da costruire con un buon pranzo e con i regali, con il panettone soffice e lo spumante doc. Per un giorno, almeno, uomini e donne, astraendo dalla storia, si sentono buoni perché mettono tra parentesi i conflitti e le divisioni, le ingiustizie e gli scandali. Ma è questo il Natale del Signore Gesù? Ed è questo l’obiettivo della fede? Farci evadere dalla storia per non avvertirne gli scandali e i contrasti, per non vederne le lacrime ed il sangue, il dolore e la violenza? Il grido che viene affidato a Giovanni Battista deve destare ogni uomo e chiamarlo ad accogliere risolutamente il ‘vangelo’ che lo raggiunge. Se Dio offre salvezza, nessuno può lasciarlo passare invano. Ecco perché raddrizzare e sgombrare ogni percorso che potrebbe bloccarlo. Ognuno è rinviato, a questo punto, alla sua storia personale, all’incontro con Cristo che ha cambiato la sua vita e le ha dato un senso, una direzione, un traguardo.
PREGHIERA
L’antica parola del profeta non si è persa nelle nebbie della storia, non si è smarrita nei meandri delle complesse vicende umane. Venuta da Dio, essa mantiene intatta tutta la sua forza, la sua efficacia e sta per giungere a compimento. Tu, il Figlio di Dio, hai assunto la carne di un uomo e la tua missione sta per cominciare.
Ecco perché il Battista riceve una parola da gridare alta e forte, senza paura, per allertare gli animi, per ridestare le coscienze, per smuovere i cuori sulla via della conversione.
Attraverso di te, Gesù, Dio visita il suo popolo: una grazia inimmaginabile, un dono stupendo da non rifiutare, da non lasciar passare invano. In gioco è la salvezza, una salvezza offerta a tutti a patto che la accolgano e volgano la loro esistenza in modo deciso verso l’Inviato di Dio.
Ecco perché è il tempo della determinazione: ostacoli e impedimenti devono essere tolti di mezzo, dislivelli e burroni domandano di essere colmati: nulla deve impedirci di incontrarti.
Ecco perché il Battista riceve una parola da gridare alta e forte, senza paura, per allertare gli animi, per ridestare le coscienze, per smuovere i cuori sulla via della conversione.
Attraverso di te, Gesù, Dio visita il suo popolo: una grazia inimmaginabile, un dono stupendo da non rifiutare, da non lasciar passare invano. In gioco è la salvezza, una salvezza offerta a tutti a patto che la accolgano e volgano la loro esistenza in modo deciso verso l’Inviato di Dio.
Ecco perché è il tempo della determinazione: ostacoli e impedimenti devono essere tolti di mezzo, dislivelli e burroni domandano di essere colmati: nulla deve impedirci di incontrarti.
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