lunedì 24 dicembre 2012

454 - RALLEGRATEVI, IL SIGNORE È VICINO -16 Dicembre 2012 –IIIª Domenica di Avvento

(Sofonia 3,14-17  Filippesi 4,4-7  Luca 3,10-18)

La vera gioia nella vita di un credente nasce dal conoscere la vicinanza di Dio. Questa qualità interiore della autentica gioia cristiana è legata per l’apostolo Paolo alla luce di Dio che penetra nella nostra vita. Questa è l’energia che ci può trasformare dal di dentro. Quando ci apriamo a questa energia facciamo l’esperienza della conversione, cioè di una ‘svolta’, di un cambiamento di rotta. Il Vangelo fa accadere in chi lo ascolta un cambiamento di men­talità e di orizzonti. Non ci viene chiesto di compiere azioni eroiche, di fare cose grandi, ma di convertirci, cioè di passare da una situazione in cui si è centrati sul proprio egoismo ad una si­tuazione nella quale ci si apre a Dio che ci raggiunge attraverso Gesù, alla vita fraterna, al servizio degli altri. Tutto questo non trova la sua origine nei nostri sforzi ma nell’accogliere la salvez­za offerta da Dio, quindi nel dare fiducia a Dio, nell’aprirgli vo­lentieri il cuore e lo spirito. La fede, allora, trova il suo marchio di garanzia in questa di­sponibilità al cambiamento, considerato non come un obbligo pesante e duro, ma come la gioiosa possibilità di compiere cose nuove, di uscire dai binari del ‘vecchio’ e dello ‘scontato’, per inoltrarsi in sentieri nuovi, sui quali il Cristo ci precede.
Da dove partire? Da una richiesta precisa: «Che cosa dob­biamo fare?». Una domanda semplice, concreta, che rivela la disponibilità a cambiare, la voglia di impegnarsi, il desiderio di prendere sul serio l’annuncio del profeta. Non è cosa da poco questa domanda.
È un punto di arrivo, un solido punto di arrivo. È il segno che il cuore, il centro dell’esistenza, è rimasto veramente colpito. Non in modo epidermico, superficiale. Non da una commozio­ne di breve durata. Non da un interesse generico per una nobile idea. È nel profondo che sta accadendo qualcosa. La parola che viene da Dio e che il profeta ha trasmesso, ha toccato veramen­te le persone che l’hanno udita. Ed ora esse vogliono fare qual­cosa per mostrare che è avvenuto in loro qualcosa di nuovo.
È un punto di partenza questa domanda: una finestra spalan­cata sul futuro, su uno stile nuovo di vita, su punti di riferimento che non sono più quelli di prima. È la volontà decisa di cambia­re, anche se cambiare non è facile. Sarebbe molto più comodo lasciarsi andare agli atteggiamenti e alle scelte di sempre, ma non è più possibile. Quella parola ha provocato troppo trambu­sto, ha riacceso le speranze, ha spazzato via timori e paure portandoci alla fede.
La fede non è una relazione attra­verso la quale ci si ripromette di ottenere qualcosa da Dio, in cambio delle nostre prestazioni cultuali e morali. Non è una sor­ta di velata transazione commerciale. E non è neppure la ricerca di ottenere un consenso, un’approvazione, una consolazione da parte di un Dio che ratifica, ad occhi chiusi, senza alcun diritto di critica, le scelte e le decisioni che abbiamo già prese. Non è nemmeno una richiesta di sostegno, di aiuto che parte da una situazione di bisogno, quando non si è in grado di far fronte alle proprie difficoltà.

La fede ci fa entrare in un movimento esattamente contrario. Come ci ha insegnato Gesù, affidandoci la preghiera del Padre nostro, si è pronti a fare la volontà di Dio e dunque a cambiare direzione, atteggiamenti e comportamenti. Così avviene che da­vanti ad ogni persona si aprano strade praticabili di giustizia e di amore.

 Il cammino della fede mette in luce due dinamismi:

• uno dal basso: «Non è vero che non ci sia niente da fare, l’uo­mo, pur in condizioni di difficoltà e di crisi, può sempre agire nel senso di un cambiamento in positivo e a portata di ma­no»;

• uno dall’alto: è il dono dello Spirito al Messia e a tutti gli uo­mini che entreranno a far parte del Regno, quel progetto che imprime alla storia una dinamica totalmente nuova.

PREGHIERA
 
È questa domanda, Gesù, il segno evidente che si è disposti a cambiare vita, a convertirsi, a deporre decisioni e comportamenti che ci erano abituali: «Che cosa dobbiamo fare?».
Ed è attraverso la voce del Battista che tu oggi ci conduci sulle strade che portano a celebrare il tuo Natale.
Sono i percorsi della solidarietà: scopriamo che quanto abbiamo più del necessario è di coloro che mancano di beni indispensabili, di cibo, di vestito, di casa …
Sono le vie della giustizia e della legalità: scegliamo di essere cittadini onesti, che pagano le tasse e fanno la loro parte senza sotterfugi, che onorano con impegno le mansioni del loro lavoro.
Sono i sentieri della non violenza, lungo i quali si cammina disarmati e senza difese, rinunciando ad approfittare del proprio sapere, del proprio ruolo, della propria ricchezza per assoggettare il debole di turno, per infierire sull’emigrato, per sfruttare l’ingenuo.

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