La vera gioia nella vita di un credente nasce dal conoscere la vicinanza di Dio. Questa qualità interiore della autentica gioia cristiana è legata per l’apostolo Paolo alla luce di Dio che penetra nella nostra vita. Questa è l’energia che ci può trasformare dal di dentro. Quando ci apriamo a questa energia facciamo l’esperienza della conversione, cioè di una ‘svolta’, di un cambiamento di rotta. Il Vangelo fa accadere in chi lo ascolta un cambiamento di mentalità e di orizzonti. Non ci viene chiesto di compiere azioni eroiche, di fare cose grandi, ma di convertirci, cioè di passare da una situazione in cui si è centrati sul proprio egoismo ad una situazione nella quale ci si apre a Dio che ci raggiunge attraverso Gesù, alla vita fraterna, al servizio degli altri. Tutto questo non trova la sua origine nei nostri sforzi ma nell’accogliere la salvezza offerta da Dio, quindi nel dare fiducia a Dio, nell’aprirgli volentieri il cuore e lo spirito. La fede, allora, trova il suo marchio di garanzia in questa disponibilità al cambiamento, considerato non come un obbligo pesante e duro, ma come la gioiosa possibilità di compiere cose nuove, di uscire dai binari del ‘vecchio’ e dello ‘scontato’, per inoltrarsi in sentieri nuovi, sui quali il Cristo ci precede.
Da dove partire? Da una richiesta precisa: «Che cosa dobbiamo fare?». Una domanda semplice, concreta, che rivela la disponibilità a cambiare, la voglia di impegnarsi, il desiderio di prendere sul serio l’annuncio del profeta. Non è cosa da poco questa domanda.
È un punto di arrivo, un solido punto di arrivo. È il segno che il cuore, il centro dell’esistenza, è rimasto veramente colpito. Non in modo epidermico, superficiale. Non da una commozione di breve durata. Non da un interesse generico per una nobile idea. È nel profondo che sta accadendo qualcosa. La parola che viene da Dio e che il profeta ha trasmesso, ha toccato veramente le persone che l’hanno udita. Ed ora esse vogliono fare qualcosa per mostrare che è avvenuto in loro qualcosa di nuovo.
È un punto di partenza questa domanda: una finestra spalancata sul futuro, su uno stile nuovo di vita, su punti di riferimento che non sono più quelli di prima. È la volontà decisa di cambiare, anche se cambiare non è facile. Sarebbe molto più comodo lasciarsi andare agli atteggiamenti e alle scelte di sempre, ma non è più possibile. Quella parola ha provocato troppo trambusto, ha riacceso le speranze, ha spazzato via timori e paure portandoci alla fede.
La fede non è una relazione attraverso la quale ci si ripromette di ottenere qualcosa da Dio, in cambio delle nostre prestazioni cultuali e morali. Non è una sorta di velata transazione commerciale. E non è neppure la ricerca di ottenere un consenso, un’approvazione, una consolazione da parte di un Dio che ratifica, ad occhi chiusi, senza alcun diritto di critica, le scelte e le decisioni che abbiamo già prese. Non è nemmeno una richiesta di sostegno, di aiuto che parte da una situazione di bisogno, quando non si è in grado di far fronte alle proprie difficoltà.
La fede ci fa entrare in un movimento esattamente contrario. Come ci ha insegnato Gesù, affidandoci la preghiera del Padre nostro, si è pronti a fare la volontà di Dio e dunque a cambiare direzione, atteggiamenti e comportamenti. Così avviene che davanti ad ogni persona si aprano strade praticabili di giustizia e di amore.
Il cammino della fede mette in luce due dinamismi:
• uno dal basso: «Non è vero che non ci sia niente da fare, l’uomo, pur in condizioni di difficoltà e di crisi, può sempre agire nel senso di un cambiamento in positivo e a portata di mano»;
• uno dall’alto: è il dono dello Spirito al Messia e a tutti gli uomini che entreranno a far parte del Regno, quel progetto che imprime alla storia una dinamica totalmente nuova.
PREGHIERA
Da dove partire? Da una richiesta precisa: «Che cosa dobbiamo fare?». Una domanda semplice, concreta, che rivela la disponibilità a cambiare, la voglia di impegnarsi, il desiderio di prendere sul serio l’annuncio del profeta. Non è cosa da poco questa domanda.
È un punto di arrivo, un solido punto di arrivo. È il segno che il cuore, il centro dell’esistenza, è rimasto veramente colpito. Non in modo epidermico, superficiale. Non da una commozione di breve durata. Non da un interesse generico per una nobile idea. È nel profondo che sta accadendo qualcosa. La parola che viene da Dio e che il profeta ha trasmesso, ha toccato veramente le persone che l’hanno udita. Ed ora esse vogliono fare qualcosa per mostrare che è avvenuto in loro qualcosa di nuovo.
È un punto di partenza questa domanda: una finestra spalancata sul futuro, su uno stile nuovo di vita, su punti di riferimento che non sono più quelli di prima. È la volontà decisa di cambiare, anche se cambiare non è facile. Sarebbe molto più comodo lasciarsi andare agli atteggiamenti e alle scelte di sempre, ma non è più possibile. Quella parola ha provocato troppo trambusto, ha riacceso le speranze, ha spazzato via timori e paure portandoci alla fede.
La fede non è una relazione attraverso la quale ci si ripromette di ottenere qualcosa da Dio, in cambio delle nostre prestazioni cultuali e morali. Non è una sorta di velata transazione commerciale. E non è neppure la ricerca di ottenere un consenso, un’approvazione, una consolazione da parte di un Dio che ratifica, ad occhi chiusi, senza alcun diritto di critica, le scelte e le decisioni che abbiamo già prese. Non è nemmeno una richiesta di sostegno, di aiuto che parte da una situazione di bisogno, quando non si è in grado di far fronte alle proprie difficoltà.
La fede ci fa entrare in un movimento esattamente contrario. Come ci ha insegnato Gesù, affidandoci la preghiera del Padre nostro, si è pronti a fare la volontà di Dio e dunque a cambiare direzione, atteggiamenti e comportamenti. Così avviene che davanti ad ogni persona si aprano strade praticabili di giustizia e di amore.
Il cammino della fede mette in luce due dinamismi:
• uno dal basso: «Non è vero che non ci sia niente da fare, l’uomo, pur in condizioni di difficoltà e di crisi, può sempre agire nel senso di un cambiamento in positivo e a portata di mano»;
• uno dall’alto: è il dono dello Spirito al Messia e a tutti gli uomini che entreranno a far parte del Regno, quel progetto che imprime alla storia una dinamica totalmente nuova.
PREGHIERA
È questa domanda, Gesù, il segno evidente che si è disposti a cambiare vita, a convertirsi, a deporre decisioni e comportamenti che ci erano abituali: «Che cosa dobbiamo fare?».
Ed è attraverso la voce del Battista che tu oggi ci conduci sulle strade che portano a celebrare il tuo Natale.
Sono i percorsi della solidarietà: scopriamo che quanto abbiamo più del necessario è di coloro che mancano di beni indispensabili, di cibo, di vestito, di casa …
Sono le vie della giustizia e della legalità: scegliamo di essere cittadini onesti, che pagano le tasse e fanno la loro parte senza sotterfugi, che onorano con impegno le mansioni del loro lavoro.
Sono i sentieri della non violenza, lungo i quali si cammina disarmati e senza difese, rinunciando ad approfittare del proprio sapere, del proprio ruolo, della propria ricchezza per assoggettare il debole di turno, per infierire sull’emigrato, per sfruttare l’ingenuo.
Ed è attraverso la voce del Battista che tu oggi ci conduci sulle strade che portano a celebrare il tuo Natale.
Sono i percorsi della solidarietà: scopriamo che quanto abbiamo più del necessario è di coloro che mancano di beni indispensabili, di cibo, di vestito, di casa …
Sono le vie della giustizia e della legalità: scegliamo di essere cittadini onesti, che pagano le tasse e fanno la loro parte senza sotterfugi, che onorano con impegno le mansioni del loro lavoro.
Sono i sentieri della non violenza, lungo i quali si cammina disarmati e senza difese, rinunciando ad approfittare del proprio sapere, del proprio ruolo, della propria ricchezza per assoggettare il debole di turno, per infierire sull’emigrato, per sfruttare l’ingenuo.
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