domenica 30 dicembre 2012

457 - DA NAZARET ALLE NOSTRE FAMIGLIE - 30 Dicembre 2012 – Santa Famiglia di Nazaret

(1º Samuele 1,20-28 1ª Giovanni 3,1-24 Luca 2,41-52 )
Nella casa di Nazaret la promessa di salvezza diventa realtà: una realtà quotidiana che parla di relazioni, di dialogo e obbedienza: da questo modello ogni famiglia può apprendere che cosa sia la vera libertà e la Chiesa stessa può imparare a essere meno istituzione e più comunione. Fede e famiglia, un binomio che sembra quasi impossibile nel mondo di oggi. E tuttavia, quella che appare come una missione fallimentare agli occhi di molti, non è una chimera per tanti ge­nitori e figli. La festa odierna ci aiuta proprio a cogliere il ruolo della famiglia in ordine alla fede perché si possano imboccare vie antiche ed inventarne di nuove.
Il racconto del Vangelo ci presenta Giuseppe e Maria che ritrovano Gesù dopo tre giorni, nel tempio, mentre ‘ascolta’ e ‘interroga’ i maestri della legge. La loro angoscia si traduce in rimprovero, un rimprovero dettato, in fondo, dall’amore. La risposta non tarda ed è garbata, ma anche chiara, senza tentennamenti: «Non sa­pevate che io devo occuparmi delle cose (della casa) del Padre mio?».
Colui che prende la parola non è un bambino. Gesù ha dodici anni e, compiuto il suo «Bar mitzvah» è diventato per l’appun­to un «figlio della legge», cioè ‘maggiorenne’, responsabile delle sue azioni davanti a Dio e davanti agli uomini. Questo compor­ta la coscienza chiara di una missione da compiere, a cui biso­gna prepararsi. Essa non può essere ignorata perché costituisce l’orizzonte e poi il cuore della sua esistenza. Non saranno Maria e Giuseppe a decidere del suo futuro. Non saranno i legami di sangue (Maria) o legali (Giuseppe) a prevalere sul legame con il Padre, più profondo e più originario, perché esiste da sempre. E non saranno neppure le convenzioni sociali – regole non scrit­te, ma sovente più forti di quelle codificate – a imporsi sullo stile o sulle scelte della sua esistenza. Che Maria e Giuseppe non ‘comprendano’ ci risulta del tutto plausibile. Questa loro fatica, del resto, li avvicina alla condizio­ne di tanti genitori che, pur con tutta la buona volontà, non rie-scono a ‘capire’ i figli. Non per loro colpa, ma perché Dio non manca di suscitare percorsi inediti, che sorprendono.
Se ci siamo fatti un’immagine oleografica della Santa Famiglia, il racconto di oggi la smentisce senza mezzi termini. E ci rimanda alla famiglia a cui appartenia­mo con uno sguardo nuovo ed un cuore aperto. C’è chi dice, scherzando, che genitori e figli vivono una radi­cale ‘povertà’. Nessuno si sceglie i genitori e nessuno si sceglie i figli. C’è quindi un percorso da compiere per crescere e vivere bene in famiglia.
Percorso di amore e di autentica santità che ogni famiglia è chiamata a compiere… lo ha dovuto affrontare anche la fami­glia di Gesù! Sì, perché di quel figlio, nato in modo straordina­rio, Maria e Giuseppe non sanno granché. E devono accettare di conoscerlo un po’ alla volta, passando attraverso ansie ed inquietudini. E lui, Gesù, non lo ha certo fatto per cattiveria…ma nello stesso tempo non può rinunciare alla sua identità e alla sua missione. Passaggi difficili? Sicuramente! Ma anche passaggi che fanno approdare a ciò che conta: fare ognuno la sua parte, da genito­ri e da figli, accogliendo e realizzando il progetto di Dio. Che, inevitabilmente, è per ognuno fonte di sorpresa. Un progetto che non è scritto, da qualche parte, in un libro inaccessibile, ma che si deve scoprire, giorno dopo giorno. Accettando i tempi ed i modi che si presentano, gli eventi e gli indizi che ci vengono offerti. Con fiducia perché il Signore ci accompagna sempre e il suo Spirito ci suggerisce gli atteggiamenti e le decisioni miglio­ri. Con speranza perché questo, nonostante ogni difficoltà, è il cammino della vita e della gioia.

PREGHIERA 
Non sei più un bambino, Gesù, quando Maria e Giuseppe ti conducono con loro al tempio del Signore, a Gerusalemme. Per il tuo popolo, per la legge sacra tu sei ormai ‘maggiorenne’, responsabile delle tue azioni davanti a Dio e agli uomini.
Ed è per questo che non puoi ignorare la missione ricevuta dal Padre. Nella sua casa tu ti trovi perfettamente a tuo agio, per nulla imbarazzato dai maestri, esperti conoscitori della Bibbia, che ascolti ed interroghi, senza presunzione e senza timore, seduto in mezzo a loro, giovane per età, ma portatore di un’esperienza unica di Dio  perché sei il suo Figlio, l’amato.
E quando vieni rimproverato per l’ansia e per l’angoscia di cui sei stato causa, la tua risposta è meravigliata: il legame col Padre tuo, infatti, non è forse in cima ai tuoi pensieri, alle tue azioni, ai tuoi sentimenti?
In ogni caso tu accetti i tempi diversi della tua vita di uomo: torni a Nazaret e ti sottometti all’autorità di Giuseppe e di Maria, impegnato a crescere in sapienza, età e grazia, per prepararti alla tua missione.

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