(1º Samuele 1,20-28 1ª Giovanni 3,1-24 Luca 2,41-52
)
Nella
casa di Nazaret la promessa di salvezza diventa realtà: una realtà quotidiana
che parla di relazioni, di dialogo e obbedienza: da questo modello ogni
famiglia può apprendere che cosa sia la vera libertà e la Chiesa stessa può
imparare a essere meno istituzione e più comunione. Fede e famiglia, un binomio che sembra
quasi impossibile nel mondo di oggi. E tuttavia, quella che appare come una missione fallimentare agli
occhi di molti, non è una chimera per tanti genitori e figli. La festa odierna
ci aiuta proprio a cogliere il ruolo della famiglia in ordine alla fede perché
si possano imboccare vie antiche ed inventarne di nuove.
Il
racconto del Vangelo ci presenta Giuseppe e Maria che ritrovano Gesù dopo tre
giorni, nel tempio, mentre ‘ascolta’ e ‘interroga’ i maestri della legge. La
loro angoscia si traduce in rimprovero, un rimprovero dettato, in fondo,
dall’amore. La risposta non tarda ed è garbata, ma anche chiara, senza
tentennamenti: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose (della casa) del
Padre mio?».
Colui che prende la parola non è un bambino. Gesù ha dodici anni e, compiuto
il suo «Bar mitzvah» è diventato per l’appunto un «figlio della legge», cioè
‘maggiorenne’, responsabile delle sue azioni davanti a Dio e davanti agli
uomini. Questo comporta la coscienza chiara di una missione da compiere, a cui
bisogna prepararsi. Essa non può essere ignorata perché costituisce
l’orizzonte e poi il cuore della sua esistenza. Non saranno Maria e Giuseppe a
decidere del suo futuro. Non saranno i legami di sangue (Maria) o legali
(Giuseppe) a prevalere sul legame con il Padre, più profondo e più originario,
perché esiste da sempre. E non saranno neppure le convenzioni sociali – regole
non scritte, ma sovente più forti di quelle codificate – a imporsi sullo stile
o sulle scelte della sua esistenza. Che Maria e Giuseppe non ‘comprendano’ ci risulta
del tutto plausibile.
Questa loro fatica, del resto, li avvicina alla condizione di tanti genitori
che, pur con tutta la buona volontà, non rie-scono a ‘capire’ i figli. Non per
loro colpa, ma perché Dio non manca di suscitare percorsi inediti, che
sorprendono.
Se
ci siamo fatti un’immagine oleografica della Santa Famiglia, il racconto di
oggi la smentisce senza mezzi termini. E ci rimanda alla famiglia a cui
apparteniamo con uno sguardo nuovo ed un cuore aperto. C’è
chi dice, scherzando, che genitori e figli vivono una radicale ‘povertà’.
Nessuno si sceglie i genitori e nessuno si sceglie i figli. C’è quindi un
percorso da compiere per crescere e vivere bene in famiglia.
Percorso
di amore e di autentica santità che ogni famiglia è chiamata a compiere… lo ha
dovuto affrontare anche la famiglia di Gesù! Sì, perché di quel figlio, nato
in modo straordinario, Maria e Giuseppe non sanno granché. E devono accettare
di conoscerlo un po’ alla volta, passando attraverso ansie ed inquietudini. E
lui, Gesù, non lo ha certo fatto per cattiveria…ma nello stesso tempo non può
rinunciare alla sua identità e alla sua missione. Passaggi
difficili? Sicuramente! Ma anche passaggi che fanno approdare a ciò che conta:
fare ognuno la sua parte, da genitori e da figli, accogliendo e realizzando il
progetto di Dio. Che, inevitabilmente, è per ognuno fonte di sorpresa. Un
progetto che non è scritto, da qualche parte, in un libro inaccessibile, ma che
si deve scoprire, giorno dopo giorno. Accettando i tempi ed i modi che si
presentano, gli eventi e gli indizi che ci vengono offerti. Con fiducia perché
il Signore ci accompagna sempre e il suo Spirito ci suggerisce gli
atteggiamenti e le decisioni migliori. Con speranza perché questo, nonostante
ogni difficoltà, è il cammino della vita e della gioia.
PREGHIERA
Non sei più un bambino, Gesù, quando
Maria e Giuseppe ti conducono con loro al tempio del Signore, a Gerusalemme.
Per il tuo popolo, per la legge sacra tu sei ormai ‘maggiorenne’, responsabile
delle tue azioni davanti a Dio e agli uomini.
Ed è per questo che non puoi ignorare la missione
ricevuta dal Padre. Nella sua casa tu ti trovi perfettamente a tuo agio, per
nulla imbarazzato dai maestri, esperti conoscitori della Bibbia, che ascolti ed
interroghi, senza presunzione e senza timore, seduto in mezzo a loro, giovane
per età, ma portatore di un’esperienza unica di Dio perché
sei il suo Figlio, l’amato.
E quando vieni rimproverato per l’ansia e per
l’angoscia di cui sei stato causa, la tua risposta è meravigliata: il legame
col Padre tuo, infatti, non è forse in cima ai tuoi pensieri, alle tue azioni,
ai tuoi sentimenti?
In ogni caso tu accetti i tempi diversi della tua
vita di uomo: torni a Nazaret e ti sottometti all’autorità di Giuseppe e di
Maria, impegnato a crescere in sapienza, età e grazia, per prepararti alla tua
missione.
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