sabato 25 agosto 2012

422 - SIGNORE DA CHI ANDREMO? - 26 Agosto 2012 – XXIª Domenica Tempo ordinario

(Giosuè 24,1-18 Efesini 5,21-32 Giovanni 6,60-69)

Gesù termina il discorso sul pane di vita parlando con le persone che più da vicino lo hanno seguito. Tutti sono chiamati a sfamarsi e a saziarsi di Gesù «pane di vita» (cfr. 6,1-15), ma non a tutti è dato di comprendere il mistero di questo cibo che dà la Vita al mondo (cfr. 6,51), capace di donare la risurrezione nell’ultimo giorno (cfr. 6,54). A ciascuno, direbbe Origene, è dato di comprendere secondo le proprie capacità. Gesù alcune cose le dice a tutti, altre le riserva per i suoi discepoli. Il nostro brano evidenzia le due reazioni fondamentali dell’uomo di fronte alla proposta del vangelo: rifiuto o accoglienza (cfr. Gv 1,11-12). Il seguire Gesù come discepolo può, a un certo punto, stancare e diventare incomprensibile, e allora ci si tira indietro (cfr. v. 66); oppure, chiede di rilanciare continuamente la fiducia in lui aprendosi alla novità dello Spirito che dà la vita.

La conclusione del lungo discorso sul «pane di vita» vede i discepoli incapaci di comprendere le parole di Gesù, che – ironicamente stupito – chiede se sono scandalizzati. Egli dice loro che ci sono cose ancora più misteriose da comprendere, come vedere il Figlio dell’uomo salire dov’era prima (cfr. v. 62). Le parole di Gesù sono vive, perché contengono lo Spirito che dà vita a chi sa ascoltare, aprono alla fiducia in Dio e alla fede nella sua opera. Ancora una volta, Gesù lega in maniera forte l’atto di fede del discepolo al dono dello Spirito. Egli, però, ribadisce ciò che aveva già detto al v. 44: la fede è opera del Padre che attrae ogni uomo verso il Figlio, fonte e mediatore dello Spirito di vita.

Si ripresenta il tema fondamentale della fede. È interessante notare come, per l’autore del quarto vangelo, sia proprio la fede dei Dodici, guidati da Pietro, a rilanciare l’avventura con Gesù. La professione di fede di Pietro ci consente di continuare a leggere il vangelo, di continuare a vedere Cristo all’opera nella nostra storia. Gesù sembra disposto a rinunciare a tutto, anche ai suoi amici più intimi: «Volete andarvene anche voi?» (v. 67). La professione di fede di Pietro in Gesù, Santo di Dio, ribadisce l’adesione dei Dodici al loro Maestro.

La risposta di Pietro è convinta e senza esitazioni: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (v. 68). La portata di questa formulazione risalta ancora di più se viene paragonata al brano sinottico della confessione di Cesarea di Filippo. Rispetto alla risposta là riferita («Tu sei il Cristo»), qui Pietro afferma l’identità di Gesù («Signore, il Santo di Dio»), riconoscendone insieme il suo significato per loro («Tu hai parole di vita»). Non si può dire chi è Gesù, se non riconoscendolo come punto di riferimento esclusivo, e ponendo la propria vita sotto l’influsso della sua signoria e della sua parola.

Nella risposta di Pietro c’è un altro passaggio importante: «Noi abbiamo creduto e conosciamo che tu sei il Santo di Dio» (v. 69). Pietro dà due risposte a Gesù: «Tu hai... Tu sei...». Egli si concentra sempre di più sulla figura di Gesù come tale: «Tu hai» concentra l’attenzione sui doni di Gesù; «Tu sei» sulla figura stessa di Gesù, e perciò indica il vertice della risposta di Pietro; è come se dicesse: ti seguo non per interesse o per altri motivi simili, ma perché sei tu, il Santo di Dio, e in te troviamo il Padre.

PREGHIERA - Sia chiaro a tutti: tu non trattieni nessuno, non corri dietro al consenso, non sei vittima dei sondaggi, non cerchi approvazione a tutti i costi. No, Gesù, tu lasci ognuno del tutto libero di accoglierti, di rifiutarti e addirittura di ignorarti, di non vederti neppure.

Viene prima o poi il momento in cui ognuno deve prendere una decisione difficile: abbandonarsi a te, mettere la sua vita nelle tue mani, correre l’avventura della fede, oppure lasciar perdere, per non correre rischi, per stare tranquilli.

È vero: la tua parola talvolta è dura e ci obbliga a prendere vie inesplorate, sentieri ardui. Eppure solo questa parola ci fa entrare nella verità e sospinge l’esistenza all’approdo di una gioia senza fine. La tua parola è esigente e ci spinge a decidere, con gioiosa fiducia e senza rimpianti, con la determinazione di chi imbocca risolutamente una strada stretta ed impervia, ma già pregusta il sapore di una pienezza smisurata.

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