sabato 30 marzo 2013

474 - 25 Marzo 2013 – Lunedì santo - Primo canto del Servo di YHWH - Isaia 42,1-7

1 Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. 2Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce,3non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. 4Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. 5Così dice il Signore Dio, che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l'alito a quanti camminano su di essa: 6"Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito  come alleanza del popolo e luce delle nazioni,7perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri,  dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.”
In questi santi giorni la figura del Servo di YHWH si leva silente e maestosa davanti a noi, per introdurci nel mistero pasquale: la sua elezione, missione e sofferenza sono profezia della sorte di Cristo. In questo “primo canto” Dio stesso presenta il suo Servo. Egli lo ha eletto per una missione difficile e di importanza capitale, per questo lo sostiene. Consacrato con lo spirito profetico il servo estenderà a tutte le genti il “diritto”, cioè la conoscenza pratica dei giudizi di Dio(v.1). A questo carattere giudiziario si intona l’immagine dei versetti 2 e 3 in cui la missione del Servo è descritta dell’ “Araldo del gran Re”. Nella prassi babilonese, costui era incaricato di proclamare sulle piazze della città i decreti di condanna a morte. Se al termine del suo giro nessun testimone era sorto in difesa del condannato, egli spezzava la canna e spegneva la lampada di cui era munito, per indicare che la condanna ormai era irrevocabile.
Ora il Servo dell’unico vero Re, Dio, non spezza la canna. Portatore del suo giudizio, egli non viene a condannare ma a salvare. Con la forza della mitezza e la fermezza della verità egli persevererà nel suo compito: le ragioni più remote, i lontani da Dio attendono la torah, l’insegnamento che egli viene a portare (v.4). In Cristo la figura diventa realtà. Cristo è insieme Servo sofferente e vero liberatore dell’umanità dal carcere del peccato, eletto e inviato a operare la salvezza. Egli è la luce venuta nel mondo a illuminare tutte le genti. È il mediatore della nuova ed eterna alleanza (vv. 6-7), sancita nel suo corpo donato e nel suo sangue sparso.

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