sabato 9 marzo 2013

471 - PADRE, HO PECCATO VERSO IL CIELO E DAVANTI A TE - 10 Marzo 2013 – IVª Domenica di Quaresima

(Giosuè 5,9-12 2ªCorinti 5,17-21 Luca 15,1-3.11-32)

La Quaresima è mettersi “a tu per tu” con Cristo e lasciarsi ‘scandalizzare’ dai suoi paradossi, alla scoperta del volto di Dio e di se stessi. Tutto il cammino che tende alla Pasqua serve a «farci cadere nelle braccia» del Padre, cioè a sperimentare che Lui è la «mia dolce rovina» (D. M. Turoldo). Il profeta Geremia aveva già detto: «Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre» (20,7). Mettersi in ascolto del messaggio di questa domenica significa passare dalla domanda allo stupore e dall’incontro alla festa. Del resto, Gesù Cristo non lo si può accettare come si accetta il cognome del proprio padre e le usanze del proprio paese. È un rapporto d’amore che coinvolge e cambia la vita. Nel film Decalogo I di Kieslowski c’è un dialogo tra un bambino e sua zia. «Che cosa è Dio?» domanda il bambino. La zia lo stringe tra le braccia e gli chiede: «Che cosa provi?». «Ti voglio bene», risponde il bambino. «Ecco, Dio è questo!», conclude la zia.
Non è casuale che la parabola del «Padre misericordioso» nasca come risposta al turbamento generato dal comportamento di Gesù che, accogliendo i peccatori e mangiando con loro, si contamina del male e smentisce la promessa che il Messia avrebbe «sterminato tutti i peccatori» (Is 13,9). Ogni religione propone penitenze e riti purificatori, mediante i quali l’uomo espia le proprie colpe e ristabilisce la comunione con Dio. Per Gesù, il perdono di Dio non viene ottenuto per i meriti dell’uomo, ma va accolto come dono gratuito di un Padre ricco di tenerezza e di misericordia, un vero «mendicante d’amore».
Gesù rivela il cuore compassionevole di Dio, che non ha limiti ed è più grande del cuore umano. Il sogno di Gesù è di regalare nuovi occhi e nuovi sguardi per metabolizzare lo scandalo della misericordia di Dio e avviarsi sul sentiero del suo amore. Dio non vuole essere inteso ambiguamente, soprattutto nell’attuale contesto di pluralismo culturale, di relativismo e di sincretismo. Non basta più un cristianesimo di tradizione: occorre un’adesione libera, consapevole e personale a Cristo, nella comunità ecclesiale.
C’è bisogno di invocare lo Spirito Santo che convinca interiormente riguardo al Signore Gesù, il quale introduce l’uomo ad una relazione imprevedibile ed inedita con Dio. Questi non lascia mai le persone come le ha trovate: le illumina, le ispira, le consola, le trasforma. Il “cuore nuovo” è il più grande miracolo che la forza dello Spirito sa inventare. È tormento ed estasi il Dio che ama la vita di tutti, che sa aspettare e fare festa, che è «più profeta dell’aurora che non notaio dello status quo» (T. Bello). Il primo frutto della Quaresima è un sincero desiderio di Dio, che diventa ricerca esigente e umile, mai scontata, capace di sfidare le nostre false sicurezze. Dio è sempre al di là; pensiamo di averlo capito ed è Altro. 

PREGHIERA
Se hai raccontato questa parabola, Gesù, è perché vuoi obbligarci a metterci nei panni del personaggio più scomodo: il fratello maggiore. È vero: siamo pronti ad apprezzare il gesto del padre che accoglie con tenerezza quel figlio scapestrato, affamato, scalzo e cencioso, che torna a casa.
Quale padre su questa terra sarebbe pronto ad offrire una misericordia così smisurata? Certo, dietro quell’amore tu ci fai intravedere la bontà illimitata del Padre che sta nei cieli! Ma non puoi fare a meno di farci toccare con mano anche la nostra ribellione di fronte a un simile comportamento. Non siamo disposti a far festa ad un fratello che ha buttato via in poco tempo, in modo avventato, le proprietà di famiglia. Non siamo pronti a dimenticare il dolore che ha provocato, il danno che ha causato.
E non rinunciamo ad accampare i nostri diritti, i nostri meriti, la diversità che ci separa da lui perché, in fondo, abbiamo un animo piccino, da servi più che da figli.

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