Il clima di fede
che avvolge la casa di Zaccaria ed Elisabetta si manifesta anche nella puntuale
osservanza della pratica della circoncisione, segno che il nuovo nato entra
nell’alleanza di Dio e diventa partecipe delle benedizioni di cui il popolo di
Abramo è depositario (v. 59).
Non appena
Zaccaria ricupera l’uso della parola, non si ferma a spiegare quello che è
successo, ma apre la bocca per lodare Dio, fondendo insieme due aspetti: lode
al Dio di Israele che ha benedetto il suo popolo e profezia sulla vocazione
speciale riservata al bambino (vv. 67ss.). La preghiera di lode di Zaccaria apre
gli occhi e la bocca anche dei vicini, che incominciano a parlare di quanto
avvenuto; così, per la fede di alcuni che hanno creduto, molti si preparano a
conoscere le opere di Dio, custodendo nel cuore le parole udite.
«Che sarà mai di
questo bambino?», si chiede la gente (v. 66). La vita di quel bambino è in un
certo senso ancora tutta da inventare; quel che si sa è che Dio si aspetta cose
grandi da lui, ma “che cosa” è ancora ignoto, e lo stesso Giovanni dovrà ancora
apprendere molto, anche passando per lo scandalo di un Messia diverso rispetto
alle sue attese. Serve comunque una lunga preparazione prima che possa
presentarsi a Israele come il rude e affascinante profeta del deserto.
L’evangelista non lascia trapelare nulla del tempo della formazione del
Battista, non dice nulla nemmeno del tempo trascorso nel deserto. Sappiamo solo
che anche per lui c’è stato bisogno di un tempo di rafforzamento interiore
prima che giungesse il tempo di parlare a nome di Dio; soprattutto di una lunga
familiarità con quel deserto che tanta parte avrà nella sua predicazione.
«Diceva Giovanni
sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene
dopo di me uno...”» (At 13,25): così Luca sintetizza la vita e la
predicazione del Battista, con l’immagine di una missione portata a termine;
del resto la definizione più classica con cui è conosciuto è quella di
«precursore», di uno che corre davanti a un altro. Una corsa che, diversamente
da altre, non mira al premio del primo posto, ma soltanto di giungere alla meta
per dire: «Non io, ma viene dopo di me uno». Giovanni è un dito puntato che
indica il Messia; egli è stato uno dei personaggi più popolari nella Chiesa dei
secoli passati e merita anche oggi una grande attenzione: è stato certamente
grande per il rigore morale unico che lo ha caratterizzato, ma lo è stato in
primo luogo per la sua vocazione a indicare sempre e solo Gesù.
Chi è stato Gesù
per il Battista? Con il quarto vangelo si può dire che Giovanni Battista ha
guardato Gesù come il supremo e definitivo rivelatore di Dio, l’unico che ha
visto il Padre. Proprio per questo di fronte a lui ha provato gioia, la gioia
dell’amico dello sposo che non è geloso per il fatto che tutti gli sguardi
siano rivolti verso lo sposo, e che anzi conosce quella forma paradossale di
gioia che consiste nello scomparire quando lo sposo ha ormai unito a sé la sua
sposa (cfr. Gv 3,28-30). Questa gioia non inizia con l’arrivo dello
sposo, è presente già nella predicazione penitenziale con cui Giovanni prepara
la venuta di Gesù. La gioia è anche quella di chi aspetta una visita importante
e vi si prepara con trepidazione. Gesù è l’unico da attendere, ma è necessario
accorgersi della sua venuta, di qui la necessità di preparare l’animo ad
accoglierlo. Per questo la Chiesa trova ancora oggi nel Battista un’immagine
efficace di quello che è il suo compito e di quello che essa stessa è, e deve
essere.
A proposito del Battista,
Gesù affermerà: «Fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni» (Lc
7,28). Non è facile trovare un criterio in base al quale valutare la
grandezza di una persona. Oggi una persona è grande quando ha tanti soldi in
tasca, una posizione sociale di prestigio, quando detiene il potere politico,
economico, quando è intraprendente e intelligente. Ma per nessuno di questi
motivi Gesù ha definito grande Giovanni Battista, egli è stato «Voce di uno che
grida nel deserto: Preparate la via del Signore… » (Mc 1,3). Il Battista
è stato grande perché ha messo la sua vita a servizio di Dio, è stato segno della
presenza di Dio. Ciò che rende grandi dinanzi a Dio, è vivere per lui,
riprodurre nella propria vita la sua fisionomia, portare nel nostro ambiente di
vita la gioia che viene da lui, unico vero amico che non delude mai.
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