sabato 16 giugno 2012

401 - NEL MIRABILE SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA

Per una pausa spirituale nella settimana della Solennità del Corpo e Sangue di Cristo

 IL TUO POPOLO RADUNATO INTORNO A QUESTO ALTARE – Ogni azione liturgica è un atto ecclesiale e un gesto comunitario, non invece una preghiera individuale o privata. La Sacrosanctum Concilium ricorda questo principio tradizionale e lo pone tra i fondamenti della riforma liturgica: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento dell’unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi. Perciò tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano» (n. 26). Tale principio è ancor più evidente per la celebrazione eucaristica, cuore della vita liturgica della Chiesa, in quanto sacramento di comunione tra Dio e l’uomo e sorgente di unità nella comunità dei fedeli.

Lo sviluppo rituale della messa è ricco di elementi che richiamano la dimensione ecclesiale e comunitaria dell’eucaristia: a cominciare dallo stesso atto dell’essere radunati, risposta alla convocazione di Dio, sino a giungere alla comunione sacramentale al pane e vino, con in mezzo tanti altri riti e atteggiamenti rituali che coinvolgono la preghiera del singolo nella preghiera di tutto il corpo ecclesiale. Dobbiamo  richiamare alcuni di elementi per educarci a essere veramente assemblea liturgica; non è raro infatti che diversi fedeli, anche animati da un profondo spirito di preghiera, prendano parte alla messa accentuando una partecipazione individuale che risulta quasi staccata dal resto della comunità radunata.

L’eucaristia invece è un gesto comunitario dove Dio Padre convoca in unità i suoi figli nello Spirito Santo, per nutrirli alla mensa della sua parola e del corpo e sangue di Cristo. Sono da richiamare, ad esempio, le parole della seconda epiclesi della terza preghiera eucaristica: «A noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito», dove l’unità è donata proprio in forza della partecipazione alla mensa eucaristica.

NEL MIRABILE SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA CI HAI LASCIATO IL MEMORIALE DELLA TUA PASQUA -  La preghiera eucaristica si rivela maestra di spiritualità e di preghiera anche in riferimento all’eucaristia come memoria: memoria della morte e risurrezione di Cristo e quindi presenza di quel sacrificio nel suo valore salvifico. Le parole, per esempio, del Canone romano sottolineano chiaramente il rapporto tra la pasqua del Signore e la celebrazione della messa, che di quell’evento è memoria e attualizzazione: «In questo sacrificio, o Padre, noi tuoi ministri e il tuo popolo santo celebriamo il memoriale della beata passione, della risurrezione dai morti e della gloriosa ascensione al cielo del Cristo tuo Figlio e nostro Signore».

Così nella messa non è da privilegiare in modo esclusivo la presenza del Signore Gesù nel pane e nel vino, ma questa stessa presenza è da porre in collegamento con l’evento storico-salvifico che la genera, cioè la morte e la risurrezione di Cristo. È evidente che non c’è opposizione tra i due aspetti, come se ci fosse concorrenza tra presenza e memoria, che invece vanno posti in un corretto rapporto reciproco, come lo troviamo nelle preghiere eucaristiche.

ADORIAMO CON VIVA FEDE IL SANTO MISTERO DEL TUO CORPO E DEL TUO SANGUE -  L’eucaristia che ci è donata per il nutrimento come cibo e bevanda è presenza del Cristo vivente in mezzo al suo popolo. Da qui nasce l’atteggiamento di stupore e adorazione che fin dall’antichità i cristiani hanno sempre nutrito davanti a questo sacramento. Il senso e la pratica dell’adorazione eucaristica hanno conosciuto diverse modalità nel corso della storia, ma non si può dire che sia mai venuto meno. Un testo di Cirillo di Gerusalemme, molto noto a proposito della comunione nella mano, testimonia l’atteggiamento adorante anche nell’antichità cristiana: «Fa’ con la tua mano sinistra un trono per la tua destra, poiché sta per accogliere il Re, e nel cavo della mano ricevi il corpo di Cristo rispondendo: “Amen”. […] Infine, dopo aver comunicato al corpo di Cristo, accostati anche al calice del sangue, non stendendo le mani, ma inchinandoti e dicendo con un gesto di adorazione e di venerazione: “Amen”». Sullo stesso tenore scrive Agostino: «Nessuno mangia quella carne (di Cristo) senza prima averla adorata. [...] Non soltanto non si pecca adorando, ma commetteremmo peccato non adorando».

La solennità del Corpo e Sangue di Cristo, è l’occasione per ribadire l’importanza dell’atteggiamento adorante come parte della celebrazione eucaristica, certamente non l’unico ma ugualmente da non trascurare. Allo stesso tempo è da incoraggiare questo atteggiamento anche nella preghiera personale, soprattutto in chiesa al di fuori delle azioni liturgiche. La processione eucaristica, propria della solennità odierna, è come un’adorazione continuata nelle strade delle città e dei paesi; questo gesto afferma la fede della comunità cristiana in Cristo morto e risorto, sempre presente in mezzo al suo popolo. La processione con il SS. Sacramento unisce due movimenti importanti delle azioni liturgiche, il camminare e il sostare in preghiera: camminare come simbolo della vita che compie i suoi passi con la forza dell’eucaristia, sostare in preghiera per adorare il Signore presente nei segni sacramentali.

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