sabato 23 giugno 2012

403 - GRAZIA DI DIO, LIBERTÀ DELL’UOMO

Per una pausa spirituale durante la XIª Settimana del Tempo ordinario

 Si attribuisce a Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore dell’Ordine dei Gesuiti, questo detto: «Da parte tua agisci come se tutto dipendesse da te, poi lascia alla Provvidenza divina come se tutto dipendesse dal Signore». I nostri genitori e nonni ci ripetevano sovente, in modo analogo: «Aiutati, che Dio ti aiuta».

La Chiesa cattolica, nello sviluppo del suo insegnamento dogmatico, ha continuamente affermato che l’inizio della fede e della stessa inclinazione a credere, come la crescita e il compimento della salvezza, sono dono della grazia e non semplicemente opera nostra. Non senza la grazia, infatti, può l’uomo liberamente acconsentire all’azione di Dio.

Per comprendere come grazia e libertà interagiscono tra loro si sono utilizzate immagini tratte dal mondo naturale. C’è l’immagine tradizionale dei due uomini caduti nel pozzo: a tutti due Dio tende la mano, ma dipende dall’uomo volgere o no la sua mano a Dio. La scelta della salvezza dipenderebbe dall’uomo.

C’è l’immagine del gattino e della scimmietta. Quando i due sono in pericolo, nel primo caso arriva la gatta che afferra il gattino e se lo porta via; nel secondo caso, invece, la scimmietta salta nel seno della mamma e tutte due fuggono via. C’è anche l’immagine di due locomotive che vanno sullo stesso binario: quanto più la prima avanza, tanto più l’altra deve ritirarsi e viceversa. In tutti questi casi vediamo che Dio e uomo, grazia e libertà dell’uomo, vengono visti come due grandezze concorrenziali.

Quanto più Dio opera, tanto meno l’uomo; e viceversa. C’è poi l’immagine dei due cavalli che sulle due sponde del fiume trascinano ciascuno un battello. Questa immagine viene usata frequentemente per indicare come la salvezza sia un atto in cui Dio e uomo cooperano, ma dove ciascuno è solo causa parziale della salvezza. Mentre grazia e libertà dell’uomo sono cause integre e totali della salvezza.

Dal punto di vista storico e teologico, il dogma dell’immacolata concezione di Maria è una splendida immagine di come grazia e libertà dell’uomo, azione divina ed impegno umano, cooperano tra loro. «Dio può volere da sé, cioè antecedentemente alla effettiva decisione libera dell’uomo, in maniera assoluta ed efficace una determinata azione libera e buona dell’uomo. Con ciò questa non cessa di essere libera e non ne segue che a causa della libertà Dio preveda l’azione libera solo perché essa avviene e non perché Egli la vuole. Dio raggiunge così ciò che vuole e l’uomo fa liberamente ciò che Dio da sé ha voluto in maniera incondizionata. Dio, infatti, proprio perché è Dio, può donare alla creatura anche il libero agire davanti a lui. Perché Egli lo possa, come Egli lo faccia, è un mistero di tenebra accecante. Per dirla in breve, chiamiamo questo fatto la predestinazione, escludendo da questo concetto ogni fatalismo, ogni mancanza di libertà e ogni determinismo» (K. Rahner).

Grazia di Dio e libertà dell’uomo non sono inversamente proporzionali, ma direttamente proporzionali: quanto più Dio dona la grazia alla creatura, tanto più la creatura è libera. «L’onnipotenza divina e la libertà della creatura crescono in maniera uguale e non in maniera opposta; la libertà onnipotente di Dio rende l’uomo non meno libero, ma è la condizione per la sua libertà; l’onnipotenza di Dio non costringe la creatura, ma fonda la capacità della creatura» (G. Greshake). La grazia di Dio non ostacola la libertà dell’uomo, anzi la suscita e la attiva. La pone e la dispone. Il peccato, invece, interrompe questa graziosa proporzionalità diretta, e l’uomo opera da solo senza Dio. «L’uomo compie un’opera propria quando rifiuta, ma deve invece ritenere un dono di Dio il suo libero sì» (K. Rahner).

Specialmente nella preghiera verifichiamo quale tipo di proporzionalità stiamo vivendo con Dio. Pensiamo che Dio potrà esaudire la nostra preghiera, solo se rimaniamo passivi nel nostro agire. Se chiedo a Dio una grazia, aspetto che mi sia concessa. Le immagini bibliche, invece, ci suggeriscono, da un lato, che è Dio colui che getta il seme e lo pianta nella terra; da un altro lato, è la terra che produce spontaneamente (automátë: cioè automaticamente, che «si muove da solo») prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.

Tra la grazia e la libertà umana, l’opera divina e il nostro impegno, la preghiera e l’azione, non c’è un rapporto di sostituzione (l’una senza l’altra); non c’è un rapporto di coordinazione (l’una agisce con e accanto all’altra); ma c’è un’identità relazionale. Dio agisce non senza di noi, nel senso più intimo, cioè, attraverso e in noi. Quanto più cresce la grazia, tanto più aumenta la mia capacità di rispondere a Lui e quindi la mia libertà; quanto più mi affido a Dio, tanto più si fa sentire in me il desiderio di agire e prendo consapevolezza della mia responsabilità per gli altri. Quanto più compio la volontà di Dio, tanto più la mia volontà è la sua. «Non consiste forse il digiuno che voglio nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, i senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”» (Is 58,7-9).

La preghiera diventa così un radicale affidamento a Dio, in cui chiediamo a Dio non tanto di agire al nostro posto, ma diveniamo consapevoli di noi stessi, delle persone che ci circondano e degli avvenimenti che ci accadono attorno. Invece che demandare a Dio i nostri doveri, deresponsabilizzando così la fede, nella preghiera sentiamo che la nostra responsabilità e la nostra azione preparano il Regno di Dio.

Una storia sufi così racconta: «Un uomo sconvolto da tutto il dolore e la sofferenza che vedeva intorno a lui alzò il suo grido a Dio. “Guarda tutto questo dolore e sofferenza. Guarda tutti questi omicidi e queste tragedie. Oh mio Dio, come mai non sei intervenuto?”. Allora Dio gli disse: “Ma io ho mandato te!”».

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.