(Isaia 63,16-64,7 1Corinzi 1,3-9 Marco 13,33-37)
Nella prima domenica di Avvento inizia per il mondo cristiano il cammino di preparazione al Natale. L’annuncio che il Signore viene a salvarci diventa una chiamata ad andare incontro a colui che viene a liberarci, un invito a riconoscerlo come salvatore: la liberazione vera e profonda che il credente attende, infatti, non è opera umana, ma solo grazia di Dio. Per sperimentare la vera libertà occorre non indurire il cuore e soprattutto vigilare, non permettere che le sirene del mondo assopiscano la nostra coscienza.
È con una preghiera, con un’invocazione accorata, che si apre la liturgia della Parola di questa domenica: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti» (1ª lettura). Sono parole che sgorgano da una certezza, fondata su un’esperienza: «Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore».
Ma perché si richiede l’intervento di Dio? Che cosa ci si attende da lui? Certo, la situazione è difficile, segnata dall’ingiustizia sociale e dalla sperequazione economica. Non è sugli effetti, però, che ci si attarda, ma sulla causa di ogni male: un cuore indurito, insensibile, impermeabile ai richiami della coscienza, incapace di discernere tra buono e cattivo, tra giusto e ingiusto, tra bello e brutto. Tutto, a questo punto, «viene pietrificato in una generica superficialità, finché tutto alla fine va bene perché tutto è indifferente». La voce del profeta, dunque, ci segnala un pericolo e ci fornisce una diagnosi lucida.
I discepoli di Gesù sanno che Dio ha mantenuto le promesse: nel suo Figlio ha offerto misericordia e grazia. Mediante lui ha ‘riscattato’ gli uomini dal potere del male e del peccato. Colui che è venuto nella carne ritornerà per portare a compimento il piano del Padre. Proprio per questo bisogna restare vigilanti, ‘vegliare’, ‘fare attenzione’ (vangelo).
Non si tratta di uno sforzo eroico, che ognuno conduce in solitario, ma piuttosto di assecondare l’opera di Dio, la sua grazia, e di condividere la ricchezza dei suoi doni per far crescere la comunità (2ª lettura):
PREGHIERA - Signore Gesù, ci sono appuntamenti che non si possono perdere.
Ne va della nostra esistenza e, in questo caso, ciò che è in gioco è addirittura la vita eterna. Ecco perché tu ci inviti a vegliare, a tenere gli occhi ben aperti su quanto sta accadendo perché ‘quel giorno’ non ci trovi impreparati.
Signore Gesù, l’attesa del tuo ritorno dà senso al mio pellegrinaggio: se sono pronto ad affrontare sacrifici e privazioni, se sono disposto a fare la figura del perdente, dello sconfitto, rimanendo fedele al tuo Vangelo, è perché so bene che ‘in quel momento’ ogni cosa verrà rivelata. E apparirà che non mi sono sbagliato nell’affidarti la mia vita, nell’aver seguito la bussola della tua parola.
Signore Gesù, non permettere che mi lasci vincere dal sonno, ingannato da tranquillanti a poco prezzo smerciati come pillole di felicità, in grado di dare solo una pienezza illusoria.
Signore Gesù, liberami da tutto ciò che mi impedisce di attendere serenamente il tuo passaggio. Liberami dall’ansia e dall’agitazione, dalla tentazione insana di vendere la mia coscienza in cambio di qualche vantaggio destinato a venir meno.
Nella prima domenica di Avvento inizia per il mondo cristiano il cammino di preparazione al Natale. L’annuncio che il Signore viene a salvarci diventa una chiamata ad andare incontro a colui che viene a liberarci, un invito a riconoscerlo come salvatore: la liberazione vera e profonda che il credente attende, infatti, non è opera umana, ma solo grazia di Dio. Per sperimentare la vera libertà occorre non indurire il cuore e soprattutto vigilare, non permettere che le sirene del mondo assopiscano la nostra coscienza.
È con una preghiera, con un’invocazione accorata, che si apre la liturgia della Parola di questa domenica: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti» (1ª lettura). Sono parole che sgorgano da una certezza, fondata su un’esperienza: «Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore».
Ma perché si richiede l’intervento di Dio? Che cosa ci si attende da lui? Certo, la situazione è difficile, segnata dall’ingiustizia sociale e dalla sperequazione economica. Non è sugli effetti, però, che ci si attarda, ma sulla causa di ogni male: un cuore indurito, insensibile, impermeabile ai richiami della coscienza, incapace di discernere tra buono e cattivo, tra giusto e ingiusto, tra bello e brutto. Tutto, a questo punto, «viene pietrificato in una generica superficialità, finché tutto alla fine va bene perché tutto è indifferente». La voce del profeta, dunque, ci segnala un pericolo e ci fornisce una diagnosi lucida.
I discepoli di Gesù sanno che Dio ha mantenuto le promesse: nel suo Figlio ha offerto misericordia e grazia. Mediante lui ha ‘riscattato’ gli uomini dal potere del male e del peccato. Colui che è venuto nella carne ritornerà per portare a compimento il piano del Padre. Proprio per questo bisogna restare vigilanti, ‘vegliare’, ‘fare attenzione’ (vangelo).
Non si tratta di uno sforzo eroico, che ognuno conduce in solitario, ma piuttosto di assecondare l’opera di Dio, la sua grazia, e di condividere la ricchezza dei suoi doni per far crescere la comunità (2ª lettura):
PREGHIERA - Signore Gesù, ci sono appuntamenti che non si possono perdere.
Ne va della nostra esistenza e, in questo caso, ciò che è in gioco è addirittura la vita eterna. Ecco perché tu ci inviti a vegliare, a tenere gli occhi ben aperti su quanto sta accadendo perché ‘quel giorno’ non ci trovi impreparati.
Signore Gesù, l’attesa del tuo ritorno dà senso al mio pellegrinaggio: se sono pronto ad affrontare sacrifici e privazioni, se sono disposto a fare la figura del perdente, dello sconfitto, rimanendo fedele al tuo Vangelo, è perché so bene che ‘in quel momento’ ogni cosa verrà rivelata. E apparirà che non mi sono sbagliato nell’affidarti la mia vita, nell’aver seguito la bussola della tua parola.
Signore Gesù, non permettere che mi lasci vincere dal sonno, ingannato da tranquillanti a poco prezzo smerciati come pillole di felicità, in grado di dare solo una pienezza illusoria.
Signore Gesù, liberami da tutto ciò che mi impedisce di attendere serenamente il tuo passaggio. Liberami dall’ansia e dall’agitazione, dalla tentazione insana di vendere la mia coscienza in cambio di qualche vantaggio destinato a venir meno.