domenica 21 agosto 2011

272 - TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE - 21 Agosto 2011 – Domenica XXIª Tempo Ordinario - (Is 22,19-23 Rmi 11,33-36 Mt 16,13-20)

Quando Gesù vuole mostrare esemplarità di fede, o istruire in modo intenso i suoi discepoli circa la fede, esce dai confini della terra promessa, esce, cioè, dalle ristrettezze campanilistiche del giudaismo, e mostra, così, un mondo insospettato, dove il regno di Dio si rivela veramente molto più grande, e persino assai più ‘simpatico’ di quanto lo sia nel gretto mondo religioso di chi presume di credere, vittima del suo provincialismo, della sua ristrettezza mentale e spirituale. Più che di uno spostamento geografico, si tratta allora di un trasferimento antropologico e religioso, perché la fede, talvolta disprezzata, di quelli che vivono ‘in partibus’, provoca e mette in crisi un vivacchiare «in ciò che spesso han mascherato con la fede», incapace «di negare tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura, una politica che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto», così cantava Francesco Guccini, in una canzone che ha fatto epoca e scalpore. Ho fatto riferimento volutamente al testo di un cantautore che non frequenta sacrestie, ma che, come tante altre persone e situazioni, proprio per la loro liminalità, riesce a provocare e a mettere in discussione una fede assopita, rannicchiata, subita, narcotizzata. Ebbene, proprio queste persone e situazioni pongono alla coscienza cristiana domande ineludibili: «chi è Cristo per me?, quanto conta nella vita?, quanto incide sull’essere?, perché e come si crede in Lui?, per quali motivazioni continuiamo a dirci discepoli (speriamo non solo seguaci)?». E come la risposta di Pietro non è stata un lampo di genio di un soggetto, ma una illuminazione del cielo – così l’ha definita Gesù –, allo stesso modo, ciascuno deve invocare umilmente, ma insistentemente, lo Spirito Santo, perché illumini le menti ed i cuori, e ci doni la stessa percezione di quanto ci è necessario Cristo, e di come, senza di Lui, non possiamo fare nulla! Lo Spirito ci infonda la beatitudine propria di chi appartiene e gioisce di appartenere, consapevoli che questo non ci esenta dalla debolezza del tradimento – è stato così anche per Pietro –, ma ci ridimensiona nella nostra supponenza, e ci fa toccare con mano che, senza di Lui, siamo perduti, incapaci persino di essere noi stessi, a fronte alta, dinanzi al mondo. Ma tutto ciò induce anche ad apprezzare, a valorizzare, a far nostro, il servizio di Pietro e dei suoi successori in ordine alla Verità, senza la quale non saremo mai liberi. Proprio perché consci del limite umano, che il vangelo non si premura di nascondere neppure nei riguardi della roccia della Chiesa, sentiamo quanto mai necessario un riferimento, un ancoraggio, non soggetto ai mutevoli «venti di dottrina», perché roccia saldamente ancorata sino a divenire un tutt’uno con la pietra scartata dagli uomini, ma resa pietra angolare da Dio, sapiente costruttore della storia.
Davanti al Mistero della ‘elezione’, che Dio intraprende su un uomo, si rimane però, il più delle volte, perplessi e sconcertati, e ci si chiede: «perché quello e non un altro?»; oppure, quando si è vittime della superbia: «perché lui e non io?»; oppure, senza raggiungere i gradi alti dell’umiltà, quando ci si lascia prendere da semplice e sano realismo: «perché proprio me e non qualcun altro?». Sono quesiti che dichiarano quanto fitto si faccia il Mistero, talora impenetrabile. Ma il Mistero è, per natura sua, qualcosa di inesauribile, di imperscrutabile, di indicibile, di inafferrabile, di inoppugnabile, perché, quando è Mistero autentico, e non enigma ambiguo o arcano segreto, è sempre progetto di amore e di dono, realtà di gratuità e di servizio. Non per nulla, volentieri, utilizziamo il termine ‘Dio’ ed il termine ‘Mistero’ come sinonimi.
Preghiera - Gli uomini stabilivano la città sulla roccia e costruivano le loro case con la pietra per mostrare la loro potenza, la loro forza e ricchezza. Tu, Gesù, scegli di edificare la tua Chiesa, la comunità dei credenti su Pietro, sulla sua fede, sul suo amore per te e lo rendi, nonostante la sua fragilità, solido e consistente come la pietra.
Gli uomini si lasciano impaurire dalle forze oscure, dai segnali diabolici, da tutto ciò che sfugge alla loro conoscenza e di cui non riescono ad impadronirsi. Tu, Gesù, assicuri Pietro che non c’è alcun potere occulto, nessuna espressione del male, della sua astuzia e della sua cattiveria, che potrà mettere a repentaglio la comunità che gli è stata affidata.
Dopo duemila anni, Gesù, noi dobbiamo riconoscere che le tue parole sono vere. Antiche e recenti tempeste sembrano talora aver la meglio sulla barca di Pietro. Ma sei tu a condurla, tu a sostenerla e difenderla, e per questo, se si affida a te, nulla e nessuno può metterla in pericolo, a patto che riconosca in te l’unico Signore, il Figlio del Dio vivente.

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