Possiamo essere sulla barca della ‘Chiesa’, ma non avere ancora riconosciuto la misteriosa singolarità della presenza di Gesù suo Signore e guida. Il credente sperimenta anche paura, dubbio, insicurezza. La fede non ci elimina le nostre insicurezze, ma ci promette che Dio ci è vicino, anche se non nella forma dell’evidenza che si impone.
La barca della Chiesa nel mare della storia. L’immagine della barca nel mare in tempesta è spesso stata letta come l’immagine della Chiesa che affronta le difficoltà del tempo. L’attualità mostra un primato delle cose, uno spazio eccessivo dato all’accaparrarsi il maggior numero possibile di beni. Forse in ambito educativo si riscontra oggi una grande difficoltà nel distinguere ciò che è importante da quanto non lo è affatto. I mezzi di comunicazione sociale pongono a portata di mano e senza alcuna distinzione le notizie più diverse. Così noi adulti, ma soprattutto le giovani generazioni, ci troviamo immersi in un contesto confuso, quasi un mare in tempesta dove non riusciamo più a scorgere le dritte per poter orientare verso il Signore la nostra vita.
Alla ricerca della brezza leggera. Gesù «salì sul monte, in disparte a pregare» ed Elia al «sussurro di una brezza leggera» si coprì il volto e si fermò alla presenza del Signore. Certamente un tempo impegnato nella preghiera è necessario alla nostra vita, anche come momento di pace nella frenesia della vita quotidiana. Forse coniugare vissuto e preghiera rappresenta una meta lontana per ciascuno di noi, ma inoltrarci nella vita cristiana ci conduce in questo sentiero. Quando in famiglia ascolto l’altra persona – coniuge o figlia/o – non unisco forse relazione umana e relazione con il Signore? Così, quando percepisco la mia vita come un dono messo dalla Provvidenza nelle mie mani e per questo offro me stesso come dono nella carità, nella pazienza e nella benevolenza, non vivo e non creo quella comunione che è dono di Dio?
Alla ricerca di un incontro tra sensibilità diverse. La preghiera conduce all’incontro con il Signore. Nella preghiera liturgica si raccolgono le intenzioni di tutti e si presentano all’altare. La liturgia della Parola di oggi ci presenta personaggi diversi in relazione con Dio: il profeta Elia nell’atto di purificare la religione; il salmista che evoca ‘amore e verità’, ‘giustizia e pace’ come tracce che conducono a Dio misericordioso; gli apostoli con Pietro che eleva il grido: «Signore, salvami!» e san Paolo che ha «nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua», disposto ad essere separato da Cristo a vantaggio degli Ebrei suoi «consanguinei secondo al carne». Ci troviamo di fronte a volti diversi, a sensibilità diverse, ma tutti orientati all’incontro con il medesimo Signore della vita e della storia.
Alla ricerca della mano tesa dal Signore. L’apostolo Pietro andò verso Gesù sulle acque, ma di fronte al forte vento s’impaurì «e subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?’». Facciamo fatica ad accettare il rimprovero e siamo certamente capaci di trovare mille attenuanti al nostro comportamento. Istintivamente ci ribelliamo rinfacciando al Signore: «Quando, dove ci hai teso la mano?». È la nostra miopia, la nostra poca fede che ci mette in opposizione al Signore. Un maggior ascolto della sua Parola, la frequenza vivace e attenta ai sacramenti, la sensibilità verso quei gesti di delicatezza e di cura che possiamo scoprire nella nostra vicenda personale ci danno la possibilità di scoprire la mano tesa dal Signore nella nostra esistenza. Le alleanze e le promesse di Dio non vengono mai meno. È la nostra cecità che ci impedisce di scorgere la presenza salutare del Signore.
Fidarsi di sé o fidarsi di Dio? Come figli del nostro tempo è più facile fidarci di noi stessi che affidarci al Signore. Come cristiani non ci sentiamo né dei grandi peccatori né attratti dalla santità: ci accontentiamo della nostra mediocrità, forse qualche volta ci attira il desiderio di poter apparire. Siamo lontani dall’affidarci, dal mettere la nostra vita completamente nelle mani di Dio. Non siamo in grado di scegliere come chiave di lettura della nostra vita la vocazione, lasciandoci condurre anche attraverso le paure e le difficoltà dalla mano del Signore. Diventa così difficile anche sorprenderci ed esclamare come gli apostoli: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Il Signore guidi i nostri passi nella fede e ci renda famiglia capace di preghiera e vincitrice della paura dentro di noi e di fronte al mondo.
Preghiera - Ci sono momenti in cui la nostra barca affronta la traversata del lago con il vento in poppa. Allora, Gesù, quando tutto scorre liscio, mi lascio afferrare dall’ottimismo e mi pare che ogni cosa mi sorrida. Ma quando il vento è contrario, quando rimanerti fedeli significa trovarsi davanti ostacoli e difficoltà, sospetti e pregiudizi, se non addirittura qualche scherno, allora comincio ad avere paura. Paura per quello che mi accade e per quello che mi riserva il futuro, paura per quando questo vento si farà ancora più forte ed io mi sentirò sballottato dalle onde, in preda all’agitazione.
Tu, però, non mi lasci solo, non mi abbandoni alla mia fragilità: tu vieni incontro a me e a tutti quelli che si trovano nella barca. Tu ci mostri come sia possibile affrontare il mare in tempesta, lo scatenarsi degli elementi: basta che ci fidiamo di te,
della tua parola, della tua presenza, del tuo progetto d’amore. Allora siamo in grado di attraversare qualsiasi avversità, qualsiasi conflitto, senza alcun timore, perché tu sei con noi.
La barca della Chiesa nel mare della storia. L’immagine della barca nel mare in tempesta è spesso stata letta come l’immagine della Chiesa che affronta le difficoltà del tempo. L’attualità mostra un primato delle cose, uno spazio eccessivo dato all’accaparrarsi il maggior numero possibile di beni. Forse in ambito educativo si riscontra oggi una grande difficoltà nel distinguere ciò che è importante da quanto non lo è affatto. I mezzi di comunicazione sociale pongono a portata di mano e senza alcuna distinzione le notizie più diverse. Così noi adulti, ma soprattutto le giovani generazioni, ci troviamo immersi in un contesto confuso, quasi un mare in tempesta dove non riusciamo più a scorgere le dritte per poter orientare verso il Signore la nostra vita.
Alla ricerca della brezza leggera. Gesù «salì sul monte, in disparte a pregare» ed Elia al «sussurro di una brezza leggera» si coprì il volto e si fermò alla presenza del Signore. Certamente un tempo impegnato nella preghiera è necessario alla nostra vita, anche come momento di pace nella frenesia della vita quotidiana. Forse coniugare vissuto e preghiera rappresenta una meta lontana per ciascuno di noi, ma inoltrarci nella vita cristiana ci conduce in questo sentiero. Quando in famiglia ascolto l’altra persona – coniuge o figlia/o – non unisco forse relazione umana e relazione con il Signore? Così, quando percepisco la mia vita come un dono messo dalla Provvidenza nelle mie mani e per questo offro me stesso come dono nella carità, nella pazienza e nella benevolenza, non vivo e non creo quella comunione che è dono di Dio?
Alla ricerca di un incontro tra sensibilità diverse. La preghiera conduce all’incontro con il Signore. Nella preghiera liturgica si raccolgono le intenzioni di tutti e si presentano all’altare. La liturgia della Parola di oggi ci presenta personaggi diversi in relazione con Dio: il profeta Elia nell’atto di purificare la religione; il salmista che evoca ‘amore e verità’, ‘giustizia e pace’ come tracce che conducono a Dio misericordioso; gli apostoli con Pietro che eleva il grido: «Signore, salvami!» e san Paolo che ha «nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua», disposto ad essere separato da Cristo a vantaggio degli Ebrei suoi «consanguinei secondo al carne». Ci troviamo di fronte a volti diversi, a sensibilità diverse, ma tutti orientati all’incontro con il medesimo Signore della vita e della storia.
Alla ricerca della mano tesa dal Signore. L’apostolo Pietro andò verso Gesù sulle acque, ma di fronte al forte vento s’impaurì «e subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?’». Facciamo fatica ad accettare il rimprovero e siamo certamente capaci di trovare mille attenuanti al nostro comportamento. Istintivamente ci ribelliamo rinfacciando al Signore: «Quando, dove ci hai teso la mano?». È la nostra miopia, la nostra poca fede che ci mette in opposizione al Signore. Un maggior ascolto della sua Parola, la frequenza vivace e attenta ai sacramenti, la sensibilità verso quei gesti di delicatezza e di cura che possiamo scoprire nella nostra vicenda personale ci danno la possibilità di scoprire la mano tesa dal Signore nella nostra esistenza. Le alleanze e le promesse di Dio non vengono mai meno. È la nostra cecità che ci impedisce di scorgere la presenza salutare del Signore.
Fidarsi di sé o fidarsi di Dio? Come figli del nostro tempo è più facile fidarci di noi stessi che affidarci al Signore. Come cristiani non ci sentiamo né dei grandi peccatori né attratti dalla santità: ci accontentiamo della nostra mediocrità, forse qualche volta ci attira il desiderio di poter apparire. Siamo lontani dall’affidarci, dal mettere la nostra vita completamente nelle mani di Dio. Non siamo in grado di scegliere come chiave di lettura della nostra vita la vocazione, lasciandoci condurre anche attraverso le paure e le difficoltà dalla mano del Signore. Diventa così difficile anche sorprenderci ed esclamare come gli apostoli: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Il Signore guidi i nostri passi nella fede e ci renda famiglia capace di preghiera e vincitrice della paura dentro di noi e di fronte al mondo.
Preghiera - Ci sono momenti in cui la nostra barca affronta la traversata del lago con il vento in poppa. Allora, Gesù, quando tutto scorre liscio, mi lascio afferrare dall’ottimismo e mi pare che ogni cosa mi sorrida. Ma quando il vento è contrario, quando rimanerti fedeli significa trovarsi davanti ostacoli e difficoltà, sospetti e pregiudizi, se non addirittura qualche scherno, allora comincio ad avere paura. Paura per quello che mi accade e per quello che mi riserva il futuro, paura per quando questo vento si farà ancora più forte ed io mi sentirò sballottato dalle onde, in preda all’agitazione.
Tu, però, non mi lasci solo, non mi abbandoni alla mia fragilità: tu vieni incontro a me e a tutti quelli che si trovano nella barca. Tu ci mostri come sia possibile affrontare il mare in tempesta, lo scatenarsi degli elementi: basta che ci fidiamo di te,
della tua parola, della tua presenza, del tuo progetto d’amore. Allora siamo in grado di attraversare qualsiasi avversità, qualsiasi conflitto, senza alcun timore, perché tu sei con noi.
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