Il motivo della nostra fiducia è la vicinanza che Gesù ci assicura: egli, infatti, è il pastore che Dio ci ha inviato. L’immagine del pastore che si prende cura delle pecore a lui affidate è frequente nella Bibbia per esprimere la sollecitudine di Dio nei confronti del suo popolo. Allo stesso tempo la sollecitudine di Dio è il modello a cui sono richiamate le guide del popolo, soprattutto nelle parole dei profeti. L’immagine richiama atteggiamenti di fiducia, sicurezza, attenzione, dono. Nel vangelo Gesù si presenta come il pastore annunciato. In lui Dio rivela in modo definitivo il suo volto di Padre-pastore, che procura a chi a lui si affida cibo, sicurezza e salvezza. È in questa prospettiva che va inteso l’invito che Gesù rivolge ai discepoli nel vangelo di oggi: «Venite in disparte… e riposatevi un po’». Il silenzio interiore e il dialogo personale con Dio ci aiutano a comprendere e a vivere la vita in modo meno superficiale rispetto alle proposte del mondo. Gesù si prende cura di noi, affinché scopriamo il vero senso dell’esistenza che ci è donata.
Il silenzio interiore e il dialogo con Dio ci aiutano a valutare in modo meno superficiale la vita, ci fanno ripensare alle scelte fatte, ci danno la carica giusta, ci aiutano a motivare meglio l’azione, a maturare delle scelte più impegnative. Il riposo è dunque anche un’esigenza profonda dello spirito, che non può lasciarsi travolgere dalle attività, guidare dalle situazioni, condizionare nelle scelte dall’incalzare delle cose da fare. Per questo il distacco dalle cose permette di riconoscere il valore relativo della nostra presenza, ridimensiona la portata della nostra azione. Spesso viviamo nell’insoddisfazione o nell’affanno per ciò che non riusciamo a realizzare. Il riposo ci fa capire che è più importante preoccuparci della qualità della nostra azione che non del numero delle iniziative che riusciamo a mandare avanti. Il fermarci a riflettere, per ricuperare noi stessi, ci aiuta a ritrovare il gusto delle cose semplici, ci fa trovare il coraggio di liberarci da certe schiavitù inutili.
PREGHIERA - L’urgenza di portare a tutti la Buona Novella del Regno non comporta alcun affanno, Gesù, e nemmeno ansia e impazienza. È un seme buono quello che viene deposto nel terreno dei cuori. Se viene accolto produrrà un frutto abbondante, al di là di qualsiasi più rosea attesa.
La carica di compassione, di bontà e di misericordia che porta con sé scatena un dinamismo che trasforma e trasfigura. Ecco perché ora, Gesù, tu chiedi ai tuoi di venire in disparte e di riposarsi. La tenerezza che provi per le folle, smarrite e disorientate, la usi anche a loro, provati dalla lotta contro il potere del male, dalla fatica che comporta l’annuncio del Vangelo, l’incontro con tante persone, con le sofferenze ed i problemi che segnano la loro esistenza.
Così chiedi ai tuoi discepoli di rimanere con te, di gustare quella gioia di cui sei la sorgente inesauribile.
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