Il profeta è sempre un personaggio
scomodo proprio perché precorre i tempi. Il profeta porta, con la vita e con la
parola, un nuovo progetto di vita che, preso sul serio, scuote abitudini
consolidate, mette in crisi false sicurezze, scomoda troppo. Provoca dunque
facilmente il rifiuto: rifiuto del messaggio e del messaggero. È la storia di
sempre che si è attuata anche con Gesù, e il vangelo di Marco è particolarmente attento a scandirne le tappe:
c’è prima la rottura con i farisei (3,6); poi con i «compaesani»; alla fine lo
lasceranno anche i discepoli (14,50). Sulla croce sarà quasi solo,
l’evangelista Giovanni racconta che ci sono solo la Madre, alcune donne e
Giovanni (cfr. 19,25) che incarnano la fede, la comprensione del suo mistero,
contro la incomprensione e la cecità dei più.
I compaesani di Gesù hanno avuto
difficoltà ad accettare un Messia che era uno di loro, un Messia di cui
conoscevano madre e parenti, in definitiva un Messia nascosto nel quotidiano.
Questo si ripete ogni volta che si rifiuta il Cristo che si manifesta e si
presenta nella persona del fratello che si trova in difficoltà, o in un
servizio che chiede sacrificio e dedizione. Si può aggiungere che i compaesani
di Gesù lo accettano come uomo, ma non come inviato di Dio. Accettano cioè una
parte del mistero della sua persona, ma lo rifiutano nella sua integralità.
Anche questa è una situazione che si ripresenta spesso ai nostri giorni: Gesù
Cristo grande uomo sì, Dio no; oppure: Gesù Cristo sì, la Chiesa no. E così
Cristo è fatto a pezzi. Non ci possono essere mezze misure: o si accetta tutto,
o si rifiuta tutto. Quando poi non si osa rifiutare Gesù Cristo e la sua
verità, si cerca di «addomesticarla». Si cerca di ridurre il vangelo a una
dimensione «accettabile», addolcendolo, riducendolo agli schemi della nostra
piccola saggezza umana. Allora, però, diventa sale che non insaporisce più
(cfr. Mt 5,13). Il vangelo va
preso così com’è, senza addolcimenti e con la capacità di mettere in gioco noi
stessi su quella parola. Solo così si ha quella piena accettazione di Cristo
che nel linguaggio del vangelo si chiama «fede».
PREGHIERA - Dovrebbe essere un ritorno in grande stile nel tuo
villaggio, Gesù. Già ti accompagna la fama dei miracoli compiuti e alla tua
parola sono riconosciute una saggezza e una forza speciali.
Ma le cose vanno ben diversamente… Se ci sono, almeno all’inizio,
ammirazione e stupore, poi si manifestano dubbi e incomprensioni. Perché?
Perché un’accoglienza del genere? Perché un’incredulità che blocca la forza
prodigiosa del tuo amore che risana e rialza?
A suscitare scandalo tra i tuoi compaesani, tra quanti credono di
conoscerti da sempre è proprio il fatto che ti ritengono uno di loro, come
loro. E pare loro impossibile che Dio parli ed agisca non attraverso personaggi
altolocati, o dignitari prestigiosi, o capi di famiglie sacerdotali, ma per
mezzo di un uomo che ha condiviso in tutto e per tutto la loro esistenza.
Aiutami, Gesù, ad accogliere con gioia e gratitudine l’azione dello
Spirito, anche quando mi sorprende.
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