(Isaia 43,18-25 2ª Corinti 1,18-22 Marco 2,1-12)
Ricevere il perdono dei peccati significa possibilità di ricominciare da capo, ogni volta. Significa perciò poter ritornare a vivere, poiché il peccato è per il credente come una paralisi interiore che impedisce alla vita di manifestarsi. Gesù rivendica per sé il ‘potere’ di perdonare e lo trasmette anche a chi crede in lui.
L’intento di Marco nel racconto della guarigione del paralitico è quello di affermare che ciò che Gesù dice, accade. Come il paralitico in forza della parola di Gesù è guarito, così il peccatore in forza della stessa parola è perdonato. L’espressione «Figlio dell’uomo», che qui Marco usa per la prima volta, è presa dai testi apocalittici di Daniele (c.7). Si tratta di un personaggio misterioso al quale viene dato il potere di giudicare le nazioni. Definendosi «Figlio dell’uomo», Gesù annuncia velatamente di essere proprio colui che verrà a compiere il giudizio alla fine dei tempi. Ma questo potere egli lo possiede fin d’ora e può disporne, anticipando sulla terra l’ora del giudizio. Tuttavia nel tempo presente, che è tempo di grazia e di misericordia, il Figlio dell’uomo si vale della sua autorità non per punire il peccato, ma per dare salvezza e perdono a chi crede in lui. Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare e dare la vita per gli uomini (cfr. Gv 12,47).
Questa pagina evangelica dona la certezza che Dio offre sempre la possibilità di ricominciare la relazione con lui. Il paralitico è un uomo che la malattia ha bloccato. La guarigione lo rimette in piedi, gli consente di riprendere la relazione con il mondo. Il peccato è una situazione che blocca l’uomo nelle maglie dell’egoismo, dell’orgoglio, della solitudine. Il perdono lo libera per nuove relazioni e nuovi progetti. Dio ha inviato Gesù a donare questo perdono. Il discepolo di Gesù è colui che gli riconosce tale autorità, ma c’è anche chi, fisso nelle sue consolidate convinzioni, non è disposto a dargli credito e non è capace di cogliere la novità che è Gesù, e che egli manifesta con fatti concreti ed evidenti, come la guarigione dal male fisico.
La vita è una bella avventura, anche perché è sempre possibile ogni mattino, aprendo gli occhi, dire: Oggi ricomincio. Poveri noi se certe esperienze negative fossero irreversibili! E invece si può buttarle dietro le spalle e dire: Questa sarà una giornata nuova, diversa. Ma, è veramente possibile ricominciare sempre? È possibile per chi si appoggia in Dio che ci dice: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova» (Is 43,18-19). Il suo perdono proietta in avanti, permette sempre di ricominciare. Nessun male e nessun peccato è irreparabile. Quello che Gesù ha detto al paralitico: «Ti sono perdonati i peccati», lo ripete a chiunque si accosti a lui con cuore pentito. Non è che con questo Dio chiuda gli occhi sulle nostre miserie, faccia finta di non vedere e ci lasci così come siamo. Con il perdono il Signore ci ricrea. Ci dà «un cuore nuovo e uno spirito nuovo» (Ez 36,26), capace di trionfare sul male e di mantenerci nella sua amicizia. Questo non significa che fa tutto lui senza di noi. Anzi, senza la nostra collaborazione non ci può essere salvezza. Scrive infatti Sant’Agostino: «Dio che ti ha creato senza che tu lo voglia, non ti salva senza che tu lo voglia».
PREGHIERA - Se te l’hanno portato, Gesù, è perché da solo non avrebbe mai potuto raggiungerti. Ma si sono trovati davanti un ulteriore ostacolo: una folla che faceva ressa e ostruiva ogni passaggio. E tuttavia non si sono arresi. Hanno scoperchiato il tetto, te l’hanno calato davanti. Gesti un po’ folli, ma dettati dalla fede in te, nella tua parola che guarisce da ogni male.
È proprio per questo che sono venuti: perché tu gli restituisca l’uso delle gambe, perché possa tornare a percorrere le strade degli uomini. Quello che tu solo vedi, però, è un’altra debolezza cronica che ha intaccato la vita del paralitico e gli impedisce di camminare per le vie di Dio, le sole che portano alla vita. Ecco perché cominci col trasmettergli il perdono e solo dopo ridoni ai suoi arti la forza perduta.
In fondo è proprio per questo che tu sei venuto in mezzo a noi: per strapparci ad ogni paralisi che ci impedisce di venirti incontro, per liberarci da tutto ciò che blocca il nostro corpo e il nostro spirito.
Ricevere il perdono dei peccati significa possibilità di ricominciare da capo, ogni volta. Significa perciò poter ritornare a vivere, poiché il peccato è per il credente come una paralisi interiore che impedisce alla vita di manifestarsi. Gesù rivendica per sé il ‘potere’ di perdonare e lo trasmette anche a chi crede in lui.
L’intento di Marco nel racconto della guarigione del paralitico è quello di affermare che ciò che Gesù dice, accade. Come il paralitico in forza della parola di Gesù è guarito, così il peccatore in forza della stessa parola è perdonato. L’espressione «Figlio dell’uomo», che qui Marco usa per la prima volta, è presa dai testi apocalittici di Daniele (c.7). Si tratta di un personaggio misterioso al quale viene dato il potere di giudicare le nazioni. Definendosi «Figlio dell’uomo», Gesù annuncia velatamente di essere proprio colui che verrà a compiere il giudizio alla fine dei tempi. Ma questo potere egli lo possiede fin d’ora e può disporne, anticipando sulla terra l’ora del giudizio. Tuttavia nel tempo presente, che è tempo di grazia e di misericordia, il Figlio dell’uomo si vale della sua autorità non per punire il peccato, ma per dare salvezza e perdono a chi crede in lui. Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare e dare la vita per gli uomini (cfr. Gv 12,47).
Questa pagina evangelica dona la certezza che Dio offre sempre la possibilità di ricominciare la relazione con lui. Il paralitico è un uomo che la malattia ha bloccato. La guarigione lo rimette in piedi, gli consente di riprendere la relazione con il mondo. Il peccato è una situazione che blocca l’uomo nelle maglie dell’egoismo, dell’orgoglio, della solitudine. Il perdono lo libera per nuove relazioni e nuovi progetti. Dio ha inviato Gesù a donare questo perdono. Il discepolo di Gesù è colui che gli riconosce tale autorità, ma c’è anche chi, fisso nelle sue consolidate convinzioni, non è disposto a dargli credito e non è capace di cogliere la novità che è Gesù, e che egli manifesta con fatti concreti ed evidenti, come la guarigione dal male fisico.
La vita è una bella avventura, anche perché è sempre possibile ogni mattino, aprendo gli occhi, dire: Oggi ricomincio. Poveri noi se certe esperienze negative fossero irreversibili! E invece si può buttarle dietro le spalle e dire: Questa sarà una giornata nuova, diversa. Ma, è veramente possibile ricominciare sempre? È possibile per chi si appoggia in Dio che ci dice: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova» (Is 43,18-19). Il suo perdono proietta in avanti, permette sempre di ricominciare. Nessun male e nessun peccato è irreparabile. Quello che Gesù ha detto al paralitico: «Ti sono perdonati i peccati», lo ripete a chiunque si accosti a lui con cuore pentito. Non è che con questo Dio chiuda gli occhi sulle nostre miserie, faccia finta di non vedere e ci lasci così come siamo. Con il perdono il Signore ci ricrea. Ci dà «un cuore nuovo e uno spirito nuovo» (Ez 36,26), capace di trionfare sul male e di mantenerci nella sua amicizia. Questo non significa che fa tutto lui senza di noi. Anzi, senza la nostra collaborazione non ci può essere salvezza. Scrive infatti Sant’Agostino: «Dio che ti ha creato senza che tu lo voglia, non ti salva senza che tu lo voglia».
PREGHIERA - Se te l’hanno portato, Gesù, è perché da solo non avrebbe mai potuto raggiungerti. Ma si sono trovati davanti un ulteriore ostacolo: una folla che faceva ressa e ostruiva ogni passaggio. E tuttavia non si sono arresi. Hanno scoperchiato il tetto, te l’hanno calato davanti. Gesti un po’ folli, ma dettati dalla fede in te, nella tua parola che guarisce da ogni male.
È proprio per questo che sono venuti: perché tu gli restituisca l’uso delle gambe, perché possa tornare a percorrere le strade degli uomini. Quello che tu solo vedi, però, è un’altra debolezza cronica che ha intaccato la vita del paralitico e gli impedisce di camminare per le vie di Dio, le sole che portano alla vita. Ecco perché cominci col trasmettergli il perdono e solo dopo ridoni ai suoi arti la forza perduta.
In fondo è proprio per questo che tu sei venuto in mezzo a noi: per strapparci ad ogni paralisi che ci impedisce di venirti incontro, per liberarci da tutto ciò che blocca il nostro corpo e il nostro spirito.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.