(Atti 1,1-11 Ebrei 9,24-28;10,19-23 Luca 24,46-53)
Con la festa dell’Ascensione il ciclo liturgico pasquale arriva al culmine. Ci troviamo di fronte al destino finale di quella persona straordinaria che è stato il falegname di Nazareth, crocifisso dai Romani, sperimentato risorto dai suoi amici. Gesù passa dal tempo all’eternità, dalla limitatezza all’infinito, dall’umiltà della condizione umana, che aveva rivelato e velato il suo splendore di Verbo del Padre, alla trascendenza della divinità. Gesù introduce, per sempre, nella vita misteriosa della Trinità un’umanità redenta. Qui siamo di fronte ad una figura del destino di ogni uomo; siamo nati dall’amore e da quest’amore di Padre saremo circondati e custoditi per sempre.
Dopo l’Ascensione si apre il tempo della Chiesa. Gesù dice che si tratta di andare incontro «a tutte le genti», chiamandole a un cambiamento totale nella vita. Si tratta di dire a tutti che Dio è Padre-Madre che ama, che perdona gratuitamente, che ha a cuore la nostra pienezza di vita, che vuole la pace per tutti i suoi figli. Tempo della Chiesa, il nostro, tempo di uomini falliti. Non abbiamo bisogno sempre, di nuovo, di uomini in bianche vesti che ci ricordino la terra e la nostra missione di percorrerla tutta perché la bontà, la bellezza e l’amore nascano in mezzo agli uomini? Cosa può significare, oggi, vivere la pienezza della vita del Risorto che «è salito al cielo e siede alla destra del Padre»? Ce lo ricorda padre David Maria Turoldo in un verso poetico splendido: «Sentire la dolcezza dell’acqua e del pane e del vino che è sangue! (questa è la pace con Dio). E vivere in pace con le creature amate» (vivere in pace con gli uomini).
La terra e il cielo, quando vivono non separati, né, tanto meno, contrapposti, ma integrati fra loro hanno la pienezza della vita. Questa integrazione racchiude tutta la vita di Cristo; lo professiamo ogni domenica: «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo». Al termine di questa vita incarnata per noi, si compie la grande avventura umana-divina di Gesù: «È salito al cielo e siede alla destra del Padre».
PREGHIERA
Con la festa dell’Ascensione il ciclo liturgico pasquale arriva al culmine. Ci troviamo di fronte al destino finale di quella persona straordinaria che è stato il falegname di Nazareth, crocifisso dai Romani, sperimentato risorto dai suoi amici. Gesù passa dal tempo all’eternità, dalla limitatezza all’infinito, dall’umiltà della condizione umana, che aveva rivelato e velato il suo splendore di Verbo del Padre, alla trascendenza della divinità. Gesù introduce, per sempre, nella vita misteriosa della Trinità un’umanità redenta. Qui siamo di fronte ad una figura del destino di ogni uomo; siamo nati dall’amore e da quest’amore di Padre saremo circondati e custoditi per sempre.
Dopo l’Ascensione si apre il tempo della Chiesa. Gesù dice che si tratta di andare incontro «a tutte le genti», chiamandole a un cambiamento totale nella vita. Si tratta di dire a tutti che Dio è Padre-Madre che ama, che perdona gratuitamente, che ha a cuore la nostra pienezza di vita, che vuole la pace per tutti i suoi figli. Tempo della Chiesa, il nostro, tempo di uomini falliti. Non abbiamo bisogno sempre, di nuovo, di uomini in bianche vesti che ci ricordino la terra e la nostra missione di percorrerla tutta perché la bontà, la bellezza e l’amore nascano in mezzo agli uomini? Cosa può significare, oggi, vivere la pienezza della vita del Risorto che «è salito al cielo e siede alla destra del Padre»? Ce lo ricorda padre David Maria Turoldo in un verso poetico splendido: «Sentire la dolcezza dell’acqua e del pane e del vino che è sangue! (questa è la pace con Dio). E vivere in pace con le creature amate» (vivere in pace con gli uomini).
La terra e il cielo, quando vivono non separati, né, tanto meno, contrapposti, ma integrati fra loro hanno la pienezza della vita. Questa integrazione racchiude tutta la vita di Cristo; lo professiamo ogni domenica: «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo». Al termine di questa vita incarnata per noi, si compie la grande avventura umana-divina di Gesù: «È salito al cielo e siede alla destra del Padre».
PREGHIERA
La tua ascensione al cielo non segna, Gesù, un distacco dalla terra, ma piuttosto un compimento, una situazione tanto attesa. Perché solo ora gli apostoli cominciano la loro missione? Perché proprio in questo frangente li spedisci in un’avventura folle: portare dovunque il tuo Vangelo, offrire il perdono di Dio, trasformare l’esistenza di chi crede? Adesso, salendo al cielo, tu sei veramente vicino a tutti, senza alcuna barriera, senza limiti di tempo e di luogo. Adesso tu accompagni i tuoi discepoli con la forza del tuo Spirito. Non si sentiranno mai soli, abbandonati a se stessi, in balìa delle forze avverse che pur dovranno affrontare.
Tu sei con loro, tu sei con noi, oggi. Anche se non ti vediamo, tu sei presente ed agisci attraverso la tua parola, attraverso i santi sacramenti. Tu continui a visitarci nei poveri che incontriamo. È questa la sorgente della nostra gioia, questa la certezza che non ci abbandona: qualunque cosa accada, tu ci sei vicino.
Tu sei con loro, tu sei con noi, oggi. Anche se non ti vediamo, tu sei presente ed agisci attraverso la tua parola, attraverso i santi sacramenti. Tu continui a visitarci nei poveri che incontriamo. È questa la sorgente della nostra gioia, questa la certezza che non ci abbandona: qualunque cosa accada, tu ci sei vicino.
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