LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA
Vincere la solitudine all’interno della famiglia - ( Genesi 18,1-10 Colossesi 1,24-28 Luca 10,38-42 )
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Vincere la solitudine all’interno della famiglia - ( Genesi 18,1-10 Colossesi 1,24-28 Luca 10,38-42 )
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Abramo è un modello di ospitalità e ne mostra i tratti fondamentali: prontezza (appena li vide, corse loro incontro), compie gesti di omaggio (si prostrò fino a terra), e di attenzione (si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero), considera un favore poter offrire accoglienza (se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre), vede come un diritto del forestiero essere ospitato (è ben per questo che voi siete passati), è sollecito nel prestare servizio personalmente e nel coinvolgere i familiari (corse lui stesso…presto…), è generoso e fa preparare molte cose (focacce…vitello tenero e buono…latte acido e latte fresco…), e resta disponibile a prestare altri servizi (stava in piedi presso di loro).
Ma quando si accoglie Dio-Gesù nella propria casa il primo dovere non è quello di “molti servizi” ma dell’ascolto fatto con attenzione e partecipazione. Marta e Maria non sono l’emblema di due tipi di vita (attiva e contemplativa) ma esempi concreti che illustrano il terzo e quarto tipo di terreno della parabola del seminatore(cfr Luca 8,4-15). Il preoccuparsi e l’agitarsi di Marta richiama “il seme caduto in mezzo alle spine” cioè “coloro che si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni della vita e non giungono a maturazione”. L’ascoltare di Maria ricorda invece il “seme caduto nel buon terreno” cioè “coloro che dopo aver ascoltato la parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza”).
Dove si colloca il nostro modo di vivere, nel terzo o nel quarto tipo di terreno?
Quanto è importante imparare ad essere ospitali all’interno della vita di famiglia. Accogliere l’altro/a come dono, non abituarmi alla sua presenza, non dare per scontato quello che lui/lei fa per me, essere pronto ad aiutarlo/a nei momenti di difficoltà, essere interessati alla sua vita con discrezione e rispetto, sentire la sua presenza fisica, personale e spirituale dentro il mio corpo, la mia mente e la mia anima, trasformare i suoi difetti in qualità uniche particolari che fa di lui/lei quella persona unica di cui siamo innamorati, saper leggere nel suo sguardo i suoi desideri ed anche le sue voglie, saper dire grazie anche delle azioni più comuni ed ordinarie, saper condividere i suoi gusti con partecipazione e maturità……….
Quando non si è ospitali…anche in famiglia ci si sente soli…allora la televisione è sempre accesa ed il silenzio da molto fastidio…..Se si riesce a passare una serata in famiglia senza tv e non si va fuori di testa…facilmente i rapporti sono ancora vivi, in caso contrario…c’è da spegnere più spesso la tv….e vedere dove siamo!
“Sono lieto/a delle sofferenze che sopporto per te e completo nella mia carne quello che manca alla tua vita per il bene della nostra famiglia. Di essa sono diventato ministro=servo, secondo la missione affidatami da Dio per te…di realizzare cioè la Sua parola, il mistero d’amore nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato attraverso di noi nel sacramento che abbiamo celebrato con Lui…” è una parafrasi dell’inizio della lettura ai Colossesi!
Ma quando si accoglie Dio-Gesù nella propria casa il primo dovere non è quello di “molti servizi” ma dell’ascolto fatto con attenzione e partecipazione. Marta e Maria non sono l’emblema di due tipi di vita (attiva e contemplativa) ma esempi concreti che illustrano il terzo e quarto tipo di terreno della parabola del seminatore(cfr Luca 8,4-15). Il preoccuparsi e l’agitarsi di Marta richiama “il seme caduto in mezzo alle spine” cioè “coloro che si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni della vita e non giungono a maturazione”. L’ascoltare di Maria ricorda invece il “seme caduto nel buon terreno” cioè “coloro che dopo aver ascoltato la parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza”).
Dove si colloca il nostro modo di vivere, nel terzo o nel quarto tipo di terreno?
Quanto è importante imparare ad essere ospitali all’interno della vita di famiglia. Accogliere l’altro/a come dono, non abituarmi alla sua presenza, non dare per scontato quello che lui/lei fa per me, essere pronto ad aiutarlo/a nei momenti di difficoltà, essere interessati alla sua vita con discrezione e rispetto, sentire la sua presenza fisica, personale e spirituale dentro il mio corpo, la mia mente e la mia anima, trasformare i suoi difetti in qualità uniche particolari che fa di lui/lei quella persona unica di cui siamo innamorati, saper leggere nel suo sguardo i suoi desideri ed anche le sue voglie, saper dire grazie anche delle azioni più comuni ed ordinarie, saper condividere i suoi gusti con partecipazione e maturità……….
Quando non si è ospitali…anche in famiglia ci si sente soli…allora la televisione è sempre accesa ed il silenzio da molto fastidio…..Se si riesce a passare una serata in famiglia senza tv e non si va fuori di testa…facilmente i rapporti sono ancora vivi, in caso contrario…c’è da spegnere più spesso la tv….e vedere dove siamo!
“Sono lieto/a delle sofferenze che sopporto per te e completo nella mia carne quello che manca alla tua vita per il bene della nostra famiglia. Di essa sono diventato ministro=servo, secondo la missione affidatami da Dio per te…di realizzare cioè la Sua parola, il mistero d’amore nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato attraverso di noi nel sacramento che abbiamo celebrato con Lui…” è una parafrasi dell’inizio della lettura ai Colossesi!
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