sabato 26 giugno 2010

40 - XIII DOMENICA: CRISTIANO E’ CHI HA SCELTO CRISTO E LO SEGUE - 27 Giugno 2010

LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA
Chiamati a condividere la vita dell’altro/a - (I Re 19,16b.19-21 Galati 5,1.13-18 Luca 9,51-62)


In tutte le religioni i grandi maestri di spirito hanno avuto discepoli, assidui al loro insegnamento e preoccupati di raccogliere le loro parole. Questo fenomeno lo troviamo anche nella Bibbia, quantunque si configuri in modo del tutto particolare vivendo il popolo d’Israele in un rapporto di alleanza e di fede. L’alleanza non si fonda su tradizioni da maestro a discepolo, ma su se stessa. Certo il popolo eletto ha bisogno di guide che lo orientino nella lettura di fede degli eventi. Ma questa necessità è provvisoria ed i profeti stessi auspicano un avvenire in cui Dio stesso ammaestri i cuori dei suoi fedeli senza la mediazione di maestri terreni e tutti saranno discepoli di Dio.
Dio incontra la persona umana nelle situazioni più diverse, nelle sue paure e perplessità, e anche nei suoi slanci di generosità, ma chiede comunque di fare un cammino che è al tempo stesso esigente e liberante. Questo ci porta a riflette sul senso della sequela cristiana: come cristiani siamo chiamati a condividere il destino di Gesù. La fede sta nel riconoscere Gesù e nell’accettarLo con una adesione decisa alla sua persona. Solo da qui può nascere un sentimento di gioia interiore.
Anche la vita di coppia, soprattutto se vuol vivere il sacramento del matrimonio, si caratterizza per queste dinamiche. Ci sono momenti in cui i rapporti sono caratterizzano dallo schema “maestro/a – discepola/o” . Nelle faccende della casa ed in cucina generalmente la moglie è più esperta del marito, nei lavori manuali avviene il contrario; se uno è infermiere….l’altro si deve far curare; se uno ha studiato da ragioniere è più facile che se ne intenda di amministrazione; nella sensibilità educativa la donna è più perspicace dell’uomo…. Non dobbiamo avere vergogna di imparare lungo tutta la nostra vita.
Ma il rapporto di coppia si gioca fondamentalmente su altre due parole: alleanza e fede. Senza una vera alleanza ed un rapporto fondata sulla fede reciproca anche la convivenza terrena avrà rapidamente fine. Un camminare con l’altro/a basato unicamente su motivi fisico-umani conduce fatalmente alla catastrofe della separazione. Sono l’alleanza e la fede che trasformano il rapporto di coppia in un’adesione assoluta, incondizionata e definitiva alla persona con cui abbiamo celebrato il nostro matrimonio….e questa scelta va fatta tutti i santi giorni nessuno escluso se si vuole arrivare a celebrare le nozze d’argento, d’oro, di platino………..
Il credere realmente nell’altro/a trova la sua verifica nell’amore quotidiano sponsale e familiare. E’ questo amore che ci trasforma in persone libere, mature ed in pace con se stesse e gli altri.
Una donna abbandonata dopo 5 anni di matrimonio mi ha chiesto: “Che ci ho guadagnato ad avere amato mio marito per 8 anni (5 di matrimonio + 3 di fidanzamento)!”..….Questa domanda la sento parallela ad una fatta a me qualche anno fa: “Se poi di là non c’è niente che fregata che ti sei preso!”…..Nessuna fregata perché la mia vita non la cambierei con quella di nessuno. Mi ha dato croci e gioie in giuste proporzioni….mi ha offerto esperienze straordinarie di amore e di amicizia…più di così non potevo avere dalla vita per quello che sono io, anzi mi sembra di avere avuto molto di più di quello che pensavo!
L’amore non cade mai nel nulla ma sempre nelle mani di Dio che è amore il quale saprà ricompensare in una forma straordinaria chi ha sofferto per amore….già in questa vita. Chi ha vissuto nella coerenza, nell’onestà una vita d’amore vero è in pace con Dio, con se stesso e con gli altri….e se ascoltiamo questa piccola verità tutto si illumina di una Luce nuova.

venerdì 18 giugno 2010

39 - XII DOMENICA: LA MORTE COME STRADA ALLA VITA – 20 giugno 2010

LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA

Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per la persona amata. (Zaccaria 12,10-11;13,1 Galati 3,26-29 Luca 9,18-24)

A fondamento di ogni vita di coppia sta questo detto evangelico che Gesù rivolge a tutti: “Se qualcuno vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Molte coppie sembrano ad un famoso disegno dove ci sono due asini legati da una corda troppo corta con due mucchi di fieno uno a destra e l’altro a sinistra…..ognuno tira dalla sua parte rendendo impossibile il mangiare! Quando in famiglia ognuno pensa a se stesso…mette al primo posto il suo io….la vita familiare diventa impossibile, l’amore coniugale se ne va in ricerca di qualche altra coppia che abbia il coraggio di metterlo al primo posto…..Finalmente i due asini si sono guardati negli occhi e, stanchi di lottare, si sono messi d’accordo e sono andati a mangiare prima il mucchio di fieno di sinistra poi quello di destra…alla fine sono tutti e due ben sazi. La vita trattenuta è destinata a sfiorire e marcire….la vita donata diventa fonte inesauribile che disseta sé e gli altri. E’ ancora Gesù che dice: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo…..se invece muore porta molto frutto”. Nella famiglia dove si fa a gara a chi ama per primo e di più…si respira aria di eterna primavera. Ripetiamolo…..queste non sono belle poesie ma l’essenza dell’amore e, dato che la vita affonda le sue radici nell’amore, la sorgente della vita.
L’identità della propria persona difficilmente è colta dalla “gente”….perchè spesso si ferma alle apparenze e alle tradizioni…E’ nel rapporto vissuto all’interno della propria vita familiare che emerge la mia identità di sposo, di sposa, di genitore...E’ lì dove il mio amare entra in contatto vivo con l’altro e da questo incontro ne esce una verità nuova, spesso diversa, del mio modo di voler bene, del mio modo di esprimere attenzione e disponibilità, del mio modo di farmi compagno di viaggio inseparabile ed indispensabile, del mio modo di offrire gratuitamente amicizia vera e vitale, del mio modo di accogliere l’amore dell’altro scoprendolo anche là dove non appare immediatamente visibile…..
La morte violenta di Gesù ha due facce: da una parte rivela la potenza terribile del peccato, e dall’altra parte la potenza positiva dell’amore più forte della morte. La morte violenta di Cristo, in quanto atto di amore assoluto, è insieme la rivelazione piena di Dio all’uomo e dell’uomo a se stesso.
Solo quando i due sposi sono disposti a morire l’uno per l’altro, e lo fanno concretamente in ogni gesto quotidiano ed in ogni scelta dalla più piccola alla più grande, la vita esplode in ciascuno di loro ed in tutta la famiglia.

domenica 13 giugno 2010

38 - XI DOMENICA: L’AMORE GRATUITO VINCE IL PECCATO – 13 giugno 2010

LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA

La persona umana liberata dall’amore di Dio, diventa liberante

Il perdono annuncia che Dio è più grande del nostro cuore, che la sua benevolenza è più forte della nostra colpa, che dall’incontro tra il nostro gemito di peccatori con l’amore che perdona può scaturire una novità di vita.
Nella tradizione della Chiesa non solo perdono ma anche il movimento del peccatore verso la richiesta di perdono è mosso dal Signore! La consapevolezza di essere perdonato richiede umiltà, capacità di riconoscere l’impossibilità di costruire la propria vita contando unicamente sulle proprie energie, disponibilità al perdono vero degli altri…..
Il perdono non solo sta alla base della mia vita personale, ma è di particolare rilevanza negli ambiti primari dell’esistenza umana. Nella famiglia si giocano due relazioni: quella tra uomo e donna (marito e moglie) e quella tra generazioni (genitori e figli e viceversa).
Marito e moglie: dopo che nel fidanzamento si sono conosciuti a fondo e hanno deciso di affrontare la vita insieme, non sempre vedono realizzarsi quel dono, quell’accoglienza reciproca che hanno manifestato nella celebrazione del sacramento del matrimonio. Per vivere la loro fedeltà reciproca nel tempo, finchè morte non li separi, hanno bisogno di perdonarsi l’un l’altra; non per sentirsi autorizzati a compiere gesti contrari alla fedeltà, ma per superare quegli ostacoli che quotidiana-mente si presentano dovuti alla diversità di carattere, di educazione familiare, di mentalità, di sesso……L’essersi scelti reciprocamente non toglie ai coniugi di dover affrontare problemi di convivenza….alla base della cui soluzione sta sempre ilk perdono scambievole.
Genitori e figli: le difficoltà tra le generazioni sono, spesse volte, maggiori di quelle della coppia. Ritrovare il giusto equilibrio nel passaggio dalla vita di famiglia all’autonomia ed indipendenza è un’arte educativa e di crescita difficile da raggiungere in pienezza. Sarebbe importante che nessuno si chiudesse nel proprio mondo ma che i genitori si ricordassero di quando erano figli, e che i figli si proietassero in genitori di domani (“quando sarò io papà o mamma questo comportamento, questa azione mi piacerebbe in mio figlio o figlia?!?”). Il perdono ricompone i conflitti tra libertà personale e dipendenza dagli altri.
Alcune considerazioni finali:
° il perdono, prima di un dovere cristiano, è un diritto della persona offesa;
° perdonare non è solo dimenticare…ma portare con l’altra persona i suoi sbagli;
° il perdono è parte essenziale dell’amore: chi non perdona…non sa amare;
° distinguere molto bene il “chiedere scusa” dal “perdonare”…difficilmente il 100% della colpa è tutta da una parte! Quando ci si perdona ognuno deve chiedere scusa della parte di colpa propria…fosse anche solo l’uno %;
° i genitori, quando sbagliano, devono chiedere scusa ai propri figli anche se hanno solo un anno;
° avere il coraggio di chiedere scusa apertamente e non con gesti indiretti (più disponibilità, silenzio….) è segno di maturità umana e cristiana;
° attenzione alle offese indirette (attacco la tua famiglia di origine per offendere te), alle offese personali (si condanna il peccato…mai il peccatore), ai pregiudizi (sei sempre quello/a….);
° attenzione a voler mettere indosso agli altri i propri vestiti o a pensare che la realtà sia quella che vediamo noi…non abbiamo occhi dietro la faccia per cui vediamo solo a 180° e la realtà ha almeno due facce una delle quali io non la vedo ma l’altro sì;
° la ragione ed il torto non sono legati all’età ma alla verità che spesso va cercata;
° quando una persona soffre, è in difficoltà, piange, si sente giù…mettiamocela sulle spalle, come ha fatto spesse volte Gesù personalmente con noi, e lasciamola riposare nel nostro cuore…ci saranno altri momenti per chiarire le varie situazioni.

37 - FESTA DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – 06 giugno 2010


LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA

Il pane e il vino per la vita della famiglia

Il banchetto è un fatto così profondamente umano che mostra in tutti i popoli e in tutte le religioni un significato familiare e sociale, di solidarietà umana e di culto, e ha persino la capacità di simboleggiare la comunione con le persone defunte e con Dio. Tale significato e capacità, già presente nella Antica Alleanza, acquistano un accrescimento immenso nella Nuova, nella “Cena del Signore”!
La festa di oggi ci ricorda due momenti fondamentali per la vita della famiglia: il mangiare insieme e il lasciarsi mangiare!
Il mangiare insieme: come il mangiare è una necessità della vita umana così il mangiare insieme è una necessità della vita familiare! Purtroppo oggi le occasioni di mangiare tutti insieme sono diventate veramente poche, per questo vanno curate con attenzione particolare, preparando la tavola con gusto in modo da esprimere il desiderio di mangiare insieme. Tutti i famigliari devono vedere, arrivando a tavola, che qualcuno ha pensato a loro personalmente! Ecco perché sarebbe importante che lo si facesse a turno perché fosse concesso a tutti di testimoniare questo messaggio di amore! Dato che, come abbiamo ricordato sopra, le occasioni sono poche è importante che la televisione sia spenta, che si stia tutti a tavola, che sia data a tutti l’opportunità di parlare e di raccontare la propria giornata. La domenica poi il pasto dovrebbe essere l’occasione per un momento di preghiera insieme, per trasmetterci il senso della festa e della bellezza di essere famiglia.
Il lasciarsi mangiare: Gesù ha detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Questo lasciarsi mangiare si concretizza in tanti piccoli e grandi gesti. L’amore rende commestibile tutto ciò che facciamo per gli altri famigliari, Quanto Gesù ha fatto nell’ultima cena trasformandosi in pane di vita e in vino della salvezza…noi lo possiamo fare diventando “buoni come il pane”, donando “allegria come il vino” , facendo gli altri famigliari partecipi in profondità della nostra vita!....L’abbondanza con cui Dio sazia la nostra fame…di amore (ne sono avanzate ben 12 ceste, dice il Vangelo) è segno che chi si dona con generosità e gratuità non finirà mai il pane nella cesta della sua vita!

36 - FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA’ – 30 maggio 2010

LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA
Dio comunione-famiglia di Tre Persone

Con questa festa vogliamo iniziare a leggere insieme la Parola domenicale tenendo come punto di riferimento la famiglia.
Guardando alla vita di Dio conosciamo meglio chi siamo e come dobbiamo vivere dato che siamo fatti ad “immagine e somiglianza di Dio”! Il fatto che Dio sia comunione piena-totale-assoluta ( è stato coniato un termine apposito per indicare questa comunione…ipostatica ) di Tre Persone (Padre e Figlio e Spirito Santo) ci rimanda alla famiglia umana come piccola icona della Trinità, come luogo speciale della rivelazione del Mistero della Trinità. La parola mistero non vuol dire favola, realtà infantile, verità incomprensibile o nascosta…. Ma verità della vita di Dio che per la nostra piccola mente umana è troppo grande, intensa, profonda. Le verità della vita di Dio noi le contempliamo, le celebriamo, le meditiamo, le preghiamo….ma restano sempre per la nostra mente “misteriose”!
Il Padre si rivela e si comunica per mezzo del Figlio, Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Il dinamismo di questa rivelazione sta in questo: Dio ci si è messo tutto per salvarci. Ci si sono impegnate le Tre Persone divine, con aspetti e modalità personali distinte, per un’opera che è un tutt’uno come un tutt’uno è Dio. Padre e Figlio e Spirito Santo si rivelano proprio facendoci conoscere ciò che Ciascuno fa per noi. Ogni Persona è totalmente attenta e disponibile alle Altre Due e vive per rendere felici le Altre Due.
Dalla Trinità attingiamo le regole fondamentali della famiglia umana: comunione, amore, disponibilità, accoglienza, solidarietà, benevolenza, fedeltà, rispetto…..Quando guardiamo alle altre persone della nostra famiglia l’occhio deve essere libero, il cuore aperto, la mente senza pregiudizi (quanto è difficile questo atteggiamento), il dominio di se stessi ben vigile, l’interesse partecipe, le mani ricolme di perdono, il sorriso accogliente……tutte favole!?!?! No! Siamo alla fonte della vita umana. Chi fa questo vive e fa vivere la sua famiglia! Chi non fa questo non vive e non fa vivere la propria famiglia! Ma è difficile….vorrei dire quasi impossibile!?!?! Vero se mi metto da solo, ma se ci mettiamo insieme…Gesù stesso si fa presente (“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro”) e con Lui tutto diventa possibile.