sabato 5 gennaio 2013

459 - HAI RIVELATO ALLE GENTI IL TUO FIGLIO - 06 Gennaio 2013 – Epifania del Signore

(Isaia 60,1-6 Efesini 3,2-6 Matteo 2,1-12)

La vicenda dei Magi, al di là del mistero che la circonda, disegna ai nostri occhi i passaggi che caratterizzano l’approdo alla fede. Scrutare la natura e la storia, cercare, domandare, trovare… e imboccare un’altra strada: ecco i verbi che costituiscono altrettante tappe di un percorso che conduce a Dio. Venuti da lontano, i Magi approdano – sotto la guida della stella – al bambino nato da poco. Riconoscono in lui il Potente, il Signore loro annunciato e gli offrono doni dall’alto valore simbolico.Grazie a quel bambino tutti gli uomini – ebrei e non ebrei – sono chiamati a formare un solo popolo, il popolo dei redenti, cioè di coloro che accolgono il Vangelo e, grazie allo Spirito, condividono la stessa eredità e partecipano alla stessa promessa.
Riflettiamo ora sui verbi che narrano l’incontro tra Gesù ed i Magi: ‘videro’, ‘si prostrarono’, ‘adorarono’, ‘aprirono i loro scrigni’ e ‘offrirono in dono’. 

 • «Videro». Avevano visto la stella, ma quella era solo un segno. Ora hanno raggiunto il traguardo e i loro occhi si aprono sul bambino con Maria, sua madre. Nell’esistenza del credente il verbo ‘vedere’ ha la sua parte, anche se non deve essere sopravvalutato. Non appare davanti ai Magi la potenza di Dio, ma la fragilità di un bambino, nato da poco, accanto a sua madre. Bisogna avere uno sguardo particolare, lo sguardo della fede, per riconoscere in quel bambino il «re dei Giudei». Nulla, infatti, lo fa presagire. Lo scenario dimesso, la tenera età non costituiscono per nulla un aiuto. E tuttavia grazie alla stella – il segno di partenza – i Magi sono sicuri di non sbagliarsi. 

 • «Si prostrarono» e «lo adorarono». La prostrazione/adorazione «non è un gesto formale previsto dal cerimoniale di corte. Veicola, con il linguaggio del corpo steso completamente a terra, il messaggio del supplice verso colui che sta in alto, del debole nei confronti del forte, del povero che lambisce la polvere e che si affida a colui che solo può rialzarlo». C’è un cambiamento di prospettiva, e non è di poco conto. Fino ad ora i Magi hanno diretto il loro sguardo verso il cielo nella contemplazione della stella, «adesso sono con il capo all’ingiù, riversi per terra e comprendono quale grande dono Dio abbia fatto attraverso l’Emmanuele. Il cammino celeste è autentico proprio perché realizzato nella storia degli uomini da un Messia mite ed umile di cuore».

• «Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra». Davanti al Dono di Dio, i Magi tirano fuori i loro doni. Doni preziosi, contenuti nei loro scrigni, destinati a conservare beni a cui si tiene veramente. Doni simbolici che implicano un riconoscimento nei confronti di quel bambino. È lui il Signore vero, lui l’Eterno che ha deciso di assumere la carne di un uomo. Quei doni, dunque, equivalgono ad un’autentica confessione di fede. Ed esprimono un altro atteggiamento che caratterizza la nostra fede. I nostri doni non pretendono mai di ricambiare il Dono che Dio ci ha fatto. Sono piuttosto un modo per esprimere la nostra riconoscenza nel ‘rendimento di grazie’. In effetti la dinamica ‘eucaristica’ abita costantemente la nostra relazione con Dio. Noi non siamo preoccupati di conquistare Dio e di convincerlo ad usarci benevolenza. Per un motivo molto semplice: Egli ci precede sempre con il suo amore. A noi la gioia di dirgli la nostra gratitudine.

PREGHIERA

Ecco, c’è una domanda che si portano dentro da molto tempo e hanno percorso tanta strada per trovare qualcuno che sia in grado di fornire una risposta adeguata. Ecco, c’è un interrogativo che abita la loro esistenza da quando hanno visto quella stella splendere nel firmamento con un chiarore inedito. Ecco, c’è una richiesta che tiene desto il loro desiderio perché hanno sacrificato tutto pur di venire a capo di una ricerca che li ha condotti lontano dalle loro case: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?».
Poche parole, fatte apposta sembra, per destare sconcerto e turbamento in chi non attende nulla anche se custodisce, suo malgrado, un’indicazione precisa, e anche in chi teme, in ogni caso, quel nuovo che invece rallegra tutti i poveri della terra, tutti coloro che scrutano la natura e la storia in cerca di una traccia.
Dona, Signore Gesù, a tutti i magi, di ieri e di oggi, la gioia indicibile di incontrarti, di vedere il tuo volto.

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