(Isaia 40,1-11 Tito 2,11-14;3,4-7 Luca 3,15-22)
Ultima delle solennità del tempo di Natale, la festa del Battesimo del Signore costituisce una specie di saldatura tra il mistero dell’Incarnazione e il percorso delle prime domeniche del tempo ordinario. Ci strappa, in modo piuttosto brusco, alla capanna di Betlemme, ai pastori e ai Magi, per farci cogliere in profondità il significato di ciò che è accaduto.
La festa odierna quindi chiude il tempo di Natale e apre sul tempo ordinario. Lo fa mettendoci davanti proprio la scena del Battesimo di Gesù al fiume Giordano, cioè saldando insieme l’epifania con la missione pubblica. Il cielo aperto indica «che la preghiera di Gesù viene accolta e si riapre in pienezza la porta dell’incontro tra Dio e l’uomo» e la colomba non è altro «che la concreta espressione di un rapporto d’amore e di fedeltà che si ripristina tra Dio e il suo popolo nella persona del Figlio, visto come lo sposo a cui fa ritorno la colomba d’Israele». Questa rivelazione, che fa percepire i tempi messianici, non induce tuttavia ad una contemplazione statica. È piuttosto un dinamismo che si mette in moto, una forza che, a partire dal Giordano, si mette in azione per raggiungere ogni persona. E noi siamo invitati a mettere i nostri passi su quelli di Gesù, per accogliere i suoi gesti e lasciarci trasformare dalle sue parole.
La liturgia non vuole che ci fermiamo al Giordano. Il brano della lettera a Tito ci guida a riconoscere ciò che per noi e in noi si è realizzato. La salvezza portata dal Figlio, l’amato, si è compiuta nella nostra storia, attraverso il Battesimo che abbiamo ricevuto. Anche noi, dunque, grazie al Battesimo, siamo stati sottratti alle forze del male e del peccato, riscattati da ogni schiavitù e resi liberi, cioè capaci di vivere con sobrietà, giustizia e pietà. «Il saggio equilibrio e controllo di sé, la giustizia verso gli altri, la pietà verso Dio» prima di essere un’indicazione di vita costituiscono la possibilità di un’esistenza buona e bella.
Anche noi, grazie al Battesimo, siamo stati ‘rigenerati’ e ‘rinnovati’ nello Spirito Santo. L’amore di Dio, riversato su di noi attraverso Gesù, ha prodotto frutti insperati. Ha fatto morire l’uomo vecchio ed emergere l’uomo nuovo, segnato da una relazione improntata a fiducia e confidenza nei confronti di Dio (siamo suoi figli) e a generosità e misericordia verso gli altri (siamo fratelli). La scena svoltasi al Giordano non è rimasta allora un quadro: per ogni battezzato quella ‘rivelazione’ si è avverata.
PREGHIERA
L’attesa è terminata, Gesù, il momento è finalmente giunto: ora la tua missione comincia. Per questo, infatti, tu sei venuto. È con la forza dello Spirito che ci vieni incontro: con uno spirito di misericordia per risollevare e guarire, con uno spirito di saggezza per insegnarci a leggere questa nostra storia tormentata e offrirci strade nuove che non tradiscono le promesse.
Tu vieni con uno Spirito di mitezza e di pazienza, disposto a cercarci nelle regioni della nebbia e del disorientamento, pronto ad offrirci quel perdono smisurato che fa di noi creature nuove e a strapparci risolutamente ad ogni schiavitù, ad ogni catena.
A guidarti è solo l’amore, un amore senza limiti, che traboccherà da ogni gesto e da ogni tua parola. È lo stesso amore che il Padre da sempre ha riversato su di te e di cui ora tu fai dono all’umanità. È quell’amore che, solo, può cambiare il corso delle vicende umane, offrendo a chi lo desidera un fuoco perenne che accende l’esistenza, la possibilità di attingere alla fonte eterna della vita.
Ultima delle solennità del tempo di Natale, la festa del Battesimo del Signore costituisce una specie di saldatura tra il mistero dell’Incarnazione e il percorso delle prime domeniche del tempo ordinario. Ci strappa, in modo piuttosto brusco, alla capanna di Betlemme, ai pastori e ai Magi, per farci cogliere in profondità il significato di ciò che è accaduto.
La festa odierna quindi chiude il tempo di Natale e apre sul tempo ordinario. Lo fa mettendoci davanti proprio la scena del Battesimo di Gesù al fiume Giordano, cioè saldando insieme l’epifania con la missione pubblica. Il cielo aperto indica «che la preghiera di Gesù viene accolta e si riapre in pienezza la porta dell’incontro tra Dio e l’uomo» e la colomba non è altro «che la concreta espressione di un rapporto d’amore e di fedeltà che si ripristina tra Dio e il suo popolo nella persona del Figlio, visto come lo sposo a cui fa ritorno la colomba d’Israele». Questa rivelazione, che fa percepire i tempi messianici, non induce tuttavia ad una contemplazione statica. È piuttosto un dinamismo che si mette in moto, una forza che, a partire dal Giordano, si mette in azione per raggiungere ogni persona. E noi siamo invitati a mettere i nostri passi su quelli di Gesù, per accogliere i suoi gesti e lasciarci trasformare dalle sue parole.
La liturgia non vuole che ci fermiamo al Giordano. Il brano della lettera a Tito ci guida a riconoscere ciò che per noi e in noi si è realizzato. La salvezza portata dal Figlio, l’amato, si è compiuta nella nostra storia, attraverso il Battesimo che abbiamo ricevuto. Anche noi, dunque, grazie al Battesimo, siamo stati sottratti alle forze del male e del peccato, riscattati da ogni schiavitù e resi liberi, cioè capaci di vivere con sobrietà, giustizia e pietà. «Il saggio equilibrio e controllo di sé, la giustizia verso gli altri, la pietà verso Dio» prima di essere un’indicazione di vita costituiscono la possibilità di un’esistenza buona e bella.
Anche noi, grazie al Battesimo, siamo stati ‘rigenerati’ e ‘rinnovati’ nello Spirito Santo. L’amore di Dio, riversato su di noi attraverso Gesù, ha prodotto frutti insperati. Ha fatto morire l’uomo vecchio ed emergere l’uomo nuovo, segnato da una relazione improntata a fiducia e confidenza nei confronti di Dio (siamo suoi figli) e a generosità e misericordia verso gli altri (siamo fratelli). La scena svoltasi al Giordano non è rimasta allora un quadro: per ogni battezzato quella ‘rivelazione’ si è avverata.
PREGHIERA
L’attesa è terminata, Gesù, il momento è finalmente giunto: ora la tua missione comincia. Per questo, infatti, tu sei venuto. È con la forza dello Spirito che ci vieni incontro: con uno spirito di misericordia per risollevare e guarire, con uno spirito di saggezza per insegnarci a leggere questa nostra storia tormentata e offrirci strade nuove che non tradiscono le promesse.
Tu vieni con uno Spirito di mitezza e di pazienza, disposto a cercarci nelle regioni della nebbia e del disorientamento, pronto ad offrirci quel perdono smisurato che fa di noi creature nuove e a strapparci risolutamente ad ogni schiavitù, ad ogni catena.
A guidarti è solo l’amore, un amore senza limiti, che traboccherà da ogni gesto e da ogni tua parola. È lo stesso amore che il Padre da sempre ha riversato su di te e di cui ora tu fai dono all’umanità. È quell’amore che, solo, può cambiare il corso delle vicende umane, offrendo a chi lo desidera un fuoco perenne che accende l’esistenza, la possibilità di attingere alla fonte eterna della vita.