Elementi comuni a tutte le forme d’amore: conoscenza.
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Non è possibile rispettare una persona senza conoscerla: la cura e la responsabilità sarebbero cieche, se non fossero guidate dalla conoscenza. Conoscere sarebbe una parola vuota se non fosse animata dall’interesse. Ci sono molti gradi di conoscenza; il conoscere, in quanto aspetto dell’amore, non si ferma alla superficie, ma penetra nell’intimo. È possibile solo se riesco ad annullarmi, a vedere l’altro quale veramente è. Posso capire, ad esempio, se una persona è adirata, anche se non lo dimostra apertamente, ma se la conosco a fondo, mi accorgo che è ansiosa e preoccupata, che si sente sola, che ha un senso di colpa. Allora mi rendo conto che la sua ira altro non è che la manifestazione di qualcosa di più profondo, e l’ansia, manifestazione di sofferenza, e non di collera.
Il conoscere è intimamente legato al problema dell’amore. Il bisogno di fondersi con l’altro essere, per superare la barriera dell’isolamento, è legato a un altro bisogno tipicamente umano: quello di penetrare “il segreto dell’uomo”. Mentre la vita, nel suo aspetto strettamente biologico, è un mistero, l’uomo, nel suo aspetto umano, è un abisso insondabile, sia per se stesso che per tutti i suoi simili.
Noi crediamo di conoscerci, eppure, nonostante i nostri sforzi, non ci conosciamo affatto; crediamo di conoscere i nostri simili, eppure non li conosciamo, perché noi non siamo un oggetto, e neppure i nostri simili lo sono. Più penetriamo nel nostro intimo, o nell’intimo di un altro essere, più la mèta ci sfugge. Eppure non possiamo fare a meno di desiderare di penetrare nel segreto dell’animo umano, nel suo più profondo nucleo.
La via per conoscere “il segreto”, è l’amore. Amore è penetrazione attiva dell’altra persona, nella quale il mio desiderio di conoscere è placato dall’unione. Nell’atto della fusione io la conosco, conosco me stesso, conosco tutti, e non conosco niente. Conosco nell’unica maniera possibile per l’uomo: attraverso l’esperienza dell’unione, non attraverso l’esperienza del pensiero. L’amore è l’unico mezzo per conoscere, poiché nell’atto dell’unione è la risposta alla mia domanda. Nell’altro essere trovo me stesso, scopro me stesso, scopro tutti e due, scopro l’uomo.
Il desiderio di conoscere noi stessi e i nostri simili è stato espresso nel motto delfico: “Conosci te stesso”. È l’origine di tutta la psicologia. Ma poiché il desiderio è di conoscere tutto dell’uomo, il suo segreto più intimo, questo desiderio non può essere soddisfatto in modo banale, superficiale. Anche se ci conoscessimo mille volte meglio non arriveremmo mai fino in fondo. Continueremmo a restare un enigma per noi stessi così come i nostri simili resterebbero un enigma per noi. L’unico modo per conoscere profondamente un essere è l’atto di amore; questo atto supera il pensiero, supera le parole. È il tuffo ardito nell’esperienza dell’unione. Ma, per conoscere pienamente nell’atto d’amore, devo conoscere psicologicamente la persona amata e me stesso, obbiettivamente, devo vederla qual è in realtà, abbandonare le illusioni, il quadro contorto che ho di lei. Solo conoscendo obbiettivamente un essere umano, sono in grado di penetrare l’essenza più profonda nell’atto d’amore.
Il conoscere è intimamente legato al problema dell’amore. Il bisogno di fondersi con l’altro essere, per superare la barriera dell’isolamento, è legato a un altro bisogno tipicamente umano: quello di penetrare “il segreto dell’uomo”. Mentre la vita, nel suo aspetto strettamente biologico, è un mistero, l’uomo, nel suo aspetto umano, è un abisso insondabile, sia per se stesso che per tutti i suoi simili.
Noi crediamo di conoscerci, eppure, nonostante i nostri sforzi, non ci conosciamo affatto; crediamo di conoscere i nostri simili, eppure non li conosciamo, perché noi non siamo un oggetto, e neppure i nostri simili lo sono. Più penetriamo nel nostro intimo, o nell’intimo di un altro essere, più la mèta ci sfugge. Eppure non possiamo fare a meno di desiderare di penetrare nel segreto dell’animo umano, nel suo più profondo nucleo.
La via per conoscere “il segreto”, è l’amore. Amore è penetrazione attiva dell’altra persona, nella quale il mio desiderio di conoscere è placato dall’unione. Nell’atto della fusione io la conosco, conosco me stesso, conosco tutti, e non conosco niente. Conosco nell’unica maniera possibile per l’uomo: attraverso l’esperienza dell’unione, non attraverso l’esperienza del pensiero. L’amore è l’unico mezzo per conoscere, poiché nell’atto dell’unione è la risposta alla mia domanda. Nell’altro essere trovo me stesso, scopro me stesso, scopro tutti e due, scopro l’uomo.
Il desiderio di conoscere noi stessi e i nostri simili è stato espresso nel motto delfico: “Conosci te stesso”. È l’origine di tutta la psicologia. Ma poiché il desiderio è di conoscere tutto dell’uomo, il suo segreto più intimo, questo desiderio non può essere soddisfatto in modo banale, superficiale. Anche se ci conoscessimo mille volte meglio non arriveremmo mai fino in fondo. Continueremmo a restare un enigma per noi stessi così come i nostri simili resterebbero un enigma per noi. L’unico modo per conoscere profondamente un essere è l’atto di amore; questo atto supera il pensiero, supera le parole. È il tuffo ardito nell’esperienza dell’unione. Ma, per conoscere pienamente nell’atto d’amore, devo conoscere psicologicamente la persona amata e me stesso, obbiettivamente, devo vederla qual è in realtà, abbandonare le illusioni, il quadro contorto che ho di lei. Solo conoscendo obbiettivamente un essere umano, sono in grado di penetrare l’essenza più profonda nell’atto d’amore.